sabato 29 dicembre 2012
giovedì 27 dicembre 2012
Il tempo non esiste
"La maggior parte delle persone crede che il tempo trascorra, in realtà esso sta sempre là dov'è." Con questa affermazione il maestro zen Dogen Zeniji sintetizza la concezione della mistica orientale nei confronti del tempo, una dimensione su cui è impostato tutto il nostro stile di vita occidentale, una dimensione che non esiste per il ricercatore spirituale, di tutte le tradizioni.
La concezione del mondo convenzionale, quella avallata dalla fisica classica, prende in considerazione tre coordinate di misurazione della realtà: lunghezza, larghezza e profondità. Sono i parametri con cui viene definito lo spazio, inteso come il teatro delle vicende umane.
Il tempo, sempre secondo la fisica classica, è una dimensione a se stante, che procede in maniera uniforme e indipendente dal mondo materiale, un valore assoluto, che scandisce l'avvicendarsi delle rappresentazioni sul palcoscenico della vita.
Tempo e spazio sono quindi valori assoluti nella nostra esistenza, che molta importanza dà al "dove" e al "quando", che traccia confini e percorre, anche con fatica, lunghe distanze, che scandisce gli anni, i mesi, i giorni, i minuti e i secondi con una precisione sempre più maniacale. Tempo e spazio sono anche la nostra ossessione, con la costante impressione di non riuscire mai a fare tutto quello che dovremmo o di non riuscire ad andare dove vorremmo, e con una spada di Damocle sempre pronta ad abbattersi su di noi. Inesorabile, prima o poi, infatti, la rappresentazione finisce e cala il sipario. Il tempo a nostra disposizione finisce.
Benché questa sia la concezione a noi più familiare della nostra vita, in gara col trascorrere del tempo, non è l'unico modo di affrontare l'argomento. Non è solo la filosofia orientale a farsi portavoce di una visione alternativa, che considera lo "spazio-tempo" come costruzioni della mente, ma esiste anche una voce laica e scientifica che inizia a mettere in dubbio le basi stesse del nostro rapporto con la realtà, e viene dalla fisica moderna.
A partire dalla teoria della relatività di Einstein, tempo e spazio...
A partire dalla teoria della relatività di Einstein, tempo e spazio non sono più considerati fattori assoluti, ma relativi, relativi al rapporto tra osservatore e osservato, e alla loro velocità reciproca. Nella vita quotidiana abbiamo l'impressione di osservare gli avvenimenti nello stesso istante in cui avvengono, questo perché la velocità della luce, sulle piccole distanze, dà un'impressione di immediatezza; ma quando ci confrontiamo con altri corpi nello spazio dobbiamo prendere in considerazione il fatto che la luce delle stelle più vicine ci arriva con un ritardo di centinaia o migliaia di anni.
Un esempio classico che permette di comprendere questo diverso rapporto con il tempo è il paradosso dei gemelli. Se un astronauta viaggiasse alla velocità della luce nello spazio per vent'anni mentre suo fratello gemello è rimasto sulla terra, al suo ritorno il primo sarebbe più giovane del secondo, perché il tempo, alla velocità della luce, sarebbe passato più lentamente per l'astronauta che per il terrestre.
Che importanza possono avere queste considerazioni per il nostro rapporto con i molteplici impegni e il nostro atteggiamento nei confronti della vita quotidiana? Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicologia moderna, ha scritto: "Prima o poi la fisica nucleare e la psicologia dell'inconscio si avvicineranno fra loro poiché entrambe, indipendentemente l'una dall'altra e partendo da direzioni opposte, si spingono avanti in un territorio trascendentale."
C'è una grande somiglianza tra le conclusioni dei fisici moderni e dei mistici, entrambi affermano, in modo diverso, che spazio e tempo non sono assoluti, ma relativi, anche relativi allo stato di coscienza in cui ci si trova. La meditazione, per esempio, permette di accedere a una dimensione in cui spazio e tempo non esistono, quasi fosse quel mitico iperspazio, ipotizzato attraverso rocamboleschi calcoli matematici, in cui si viaggia alla velocità della luce, stavolgendo tutte le leggi della fisica che vigono, invece, nello stato di coscienza ordinario, sul piano materiale.
Questo vorrebbe dire che noi viviamo contemporaneamente in almeno due dimensioni, una governata dalle leggi della fisica classica e una in cui spazio e tempo non esistono più, esiste solo l'immenso presente. Quindi se da un certo punto di vista è importante correre affannarsi per prendere il treno, per comprare il pane prima che chiudano i negozi, per prepararsi all'esame e presentarsi alla data prefissata, da un altro punto di vista il tempo non è determinante per il raggiungimento di propositi di tipo immateriale, per realizzazioni di tipo noetico - riguardante la sfera dei valori e dei principi universali -è c'è un unico tempo adatto a questo tipo di conquista: l'istante presente.
Saggi, uomini e donne realizzati di tutti i tempi, esprimono tutti la stessa verità: è solo nel presente che troviamo veramente risposta a tutte le nostre domande più profonde e al nostro bisogno di dare un senso a tutto ciò che ci circonda. E' solo nel presente che possiamo diventare pienamente consapevoli di chi siamo veramente, materia e spirito, effimero e assoluto, corpo e anima.
Forse, tornando alla metafora dello spettacolo possiamo ipotizzare che ogni nostra esistenza sia una rappresentazione di realtà virtuale di cui siamo registi, spettatori e protagonisti allo stesso tempo. Il tempo scorre come scorre la sabbia di una clessidra tra un turno e l'altro di un gioco di squadre, ma la vita vera non è il gioco, la vita vera è quella che intravediamo in singoli istanti con una chiarezza quasi esasperante, immagini che si dissolvono con la stessa rapidità con cui si sono imposte alla coscienza, lasciando però, spesso, traccia indelebile. Ma a ogni turno noi siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi e a utilizzare la possibilità di essere e agire nella dimensione materiale secondo i principi più alti, consapevoli di essere giocatori con in mano le redini del gioco e non pedine in balìa del capriccio del destino. Il tempo, allora, cessa di diventare un problema e cessa di diventare una scusa per sfuggire le proprie più profonde responsabilità, perché c'è un unico momento in cui possiamo svegliarci e decidere di "giocare bene": il presente!
fonte: LIFEGATE - Marcella Danon
La concezione del mondo convenzionale, quella avallata dalla fisica classica, prende in considerazione tre coordinate di misurazione della realtà: lunghezza, larghezza e profondità. Sono i parametri con cui viene definito lo spazio, inteso come il teatro delle vicende umane.
Il tempo, sempre secondo la fisica classica, è una dimensione a se stante, che procede in maniera uniforme e indipendente dal mondo materiale, un valore assoluto, che scandisce l'avvicendarsi delle rappresentazioni sul palcoscenico della vita.
Tempo e spazio sono quindi valori assoluti nella nostra esistenza, che molta importanza dà al "dove" e al "quando", che traccia confini e percorre, anche con fatica, lunghe distanze, che scandisce gli anni, i mesi, i giorni, i minuti e i secondi con una precisione sempre più maniacale. Tempo e spazio sono anche la nostra ossessione, con la costante impressione di non riuscire mai a fare tutto quello che dovremmo o di non riuscire ad andare dove vorremmo, e con una spada di Damocle sempre pronta ad abbattersi su di noi. Inesorabile, prima o poi, infatti, la rappresentazione finisce e cala il sipario. Il tempo a nostra disposizione finisce.
Benché questa sia la concezione a noi più familiare della nostra vita, in gara col trascorrere del tempo, non è l'unico modo di affrontare l'argomento. Non è solo la filosofia orientale a farsi portavoce di una visione alternativa, che considera lo "spazio-tempo" come costruzioni della mente, ma esiste anche una voce laica e scientifica che inizia a mettere in dubbio le basi stesse del nostro rapporto con la realtà, e viene dalla fisica moderna.
A partire dalla teoria della relatività di Einstein, tempo e spazio...
A partire dalla teoria della relatività di Einstein, tempo e spazio non sono più considerati fattori assoluti, ma relativi, relativi al rapporto tra osservatore e osservato, e alla loro velocità reciproca. Nella vita quotidiana abbiamo l'impressione di osservare gli avvenimenti nello stesso istante in cui avvengono, questo perché la velocità della luce, sulle piccole distanze, dà un'impressione di immediatezza; ma quando ci confrontiamo con altri corpi nello spazio dobbiamo prendere in considerazione il fatto che la luce delle stelle più vicine ci arriva con un ritardo di centinaia o migliaia di anni.
Un esempio classico che permette di comprendere questo diverso rapporto con il tempo è il paradosso dei gemelli. Se un astronauta viaggiasse alla velocità della luce nello spazio per vent'anni mentre suo fratello gemello è rimasto sulla terra, al suo ritorno il primo sarebbe più giovane del secondo, perché il tempo, alla velocità della luce, sarebbe passato più lentamente per l'astronauta che per il terrestre.
Che importanza possono avere queste considerazioni per il nostro rapporto con i molteplici impegni e il nostro atteggiamento nei confronti della vita quotidiana? Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicologia moderna, ha scritto: "Prima o poi la fisica nucleare e la psicologia dell'inconscio si avvicineranno fra loro poiché entrambe, indipendentemente l'una dall'altra e partendo da direzioni opposte, si spingono avanti in un territorio trascendentale."
C'è una grande somiglianza tra le conclusioni dei fisici moderni e dei mistici, entrambi affermano, in modo diverso, che spazio e tempo non sono assoluti, ma relativi, anche relativi allo stato di coscienza in cui ci si trova. La meditazione, per esempio, permette di accedere a una dimensione in cui spazio e tempo non esistono, quasi fosse quel mitico iperspazio, ipotizzato attraverso rocamboleschi calcoli matematici, in cui si viaggia alla velocità della luce, stavolgendo tutte le leggi della fisica che vigono, invece, nello stato di coscienza ordinario, sul piano materiale.
Questo vorrebbe dire che noi viviamo contemporaneamente in almeno due dimensioni, una governata dalle leggi della fisica classica e una in cui spazio e tempo non esistono più, esiste solo l'immenso presente. Quindi se da un certo punto di vista è importante correre affannarsi per prendere il treno, per comprare il pane prima che chiudano i negozi, per prepararsi all'esame e presentarsi alla data prefissata, da un altro punto di vista il tempo non è determinante per il raggiungimento di propositi di tipo immateriale, per realizzazioni di tipo noetico - riguardante la sfera dei valori e dei principi universali -è c'è un unico tempo adatto a questo tipo di conquista: l'istante presente.
Saggi, uomini e donne realizzati di tutti i tempi, esprimono tutti la stessa verità: è solo nel presente che troviamo veramente risposta a tutte le nostre domande più profonde e al nostro bisogno di dare un senso a tutto ciò che ci circonda. E' solo nel presente che possiamo diventare pienamente consapevoli di chi siamo veramente, materia e spirito, effimero e assoluto, corpo e anima.
Forse, tornando alla metafora dello spettacolo possiamo ipotizzare che ogni nostra esistenza sia una rappresentazione di realtà virtuale di cui siamo registi, spettatori e protagonisti allo stesso tempo. Il tempo scorre come scorre la sabbia di una clessidra tra un turno e l'altro di un gioco di squadre, ma la vita vera non è il gioco, la vita vera è quella che intravediamo in singoli istanti con una chiarezza quasi esasperante, immagini che si dissolvono con la stessa rapidità con cui si sono imposte alla coscienza, lasciando però, spesso, traccia indelebile. Ma a ogni turno noi siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi e a utilizzare la possibilità di essere e agire nella dimensione materiale secondo i principi più alti, consapevoli di essere giocatori con in mano le redini del gioco e non pedine in balìa del capriccio del destino. Il tempo, allora, cessa di diventare un problema e cessa di diventare una scusa per sfuggire le proprie più profonde responsabilità, perché c'è un unico momento in cui possiamo svegliarci e decidere di "giocare bene": il presente!
fonte: LIFEGATE - Marcella Danon
mercoledì 26 dicembre 2012
lunedì 24 dicembre 2012
"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra...
INDIANI D'AMERICA - Manifesto per i
diritti della Terra. Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa
Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.
Gli indiani d'America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.
Il documento qui integralmente riprodotto è senz'altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell'uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei "popoli nativi", dei veri "indigeni" di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.
"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.
Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo....
Gli indiani d'America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.
Il documento qui integralmente riprodotto è senz'altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell'uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei "popoli nativi", dei veri "indigeni" di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.
"Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.
Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo....
domenica 23 dicembre 2012
cemento che assorbe la Co2
Cemento bio con muschio, alghe e licheni per assorbire l’anidride carbonica
I ricercatori dell’Università di Catalunya hanno progettato un cemento che assorbe la Co2
Possibili
passi in avanti per la riduzione di CO2. In Spagna, gli scienziati
dell’Università di Catalunya hanno progettato un nuovo tipo di cemento
biologico, in grado assorbire l’anidride carbonica. Questa ricerca punta
a ridurre almeno in parte la presenza di anidride nelle città, con una
conseguente efficienza energetica data da un isolamento termico
migliore. Ma come è strutturato questo interessante progetto? Il cemento
bio è costituito da muschi, licheni e microalghe. Proprio le alghe,
attraverso la fotosintesi, sono in grado di assorbire parte della CO2
presente nell’aria. Si punterà infine a migliorare l’effetto estetico,
infatti la colorazione degli edifici muterà in base alla quantità dei
componenti utilizzati nella produzione di questo innovativo cemento.
giovedì 20 dicembre 2012
Firefox 18 arriva il 6 Gennaio 2013 più veloce del 26%
Il 06 Gennaio 2013 esce la nuova release del browser open source mozilla, il mitico meraviglioso Firefox 18.
Arriva il giorno della Befana, per regalarci tante nuove funzionalità
I principali miglioramenti apportati consistono in una maggiore velocità e sicurezza, con particolare riguardo alla protezione contro tentativi di phishing e malware.
Firefox 18 consente, così, di effettuare la ricerca di un termine nel momento stesso in cui lo si scrive: al lancio del programma, un box chiederà se si desidera o meno attivare tale funzionalità. Per quel che concerne phishing e protezione dai malware, invece, il programma d’ora in avanti avviserà gli utenti ogni qual volta questi stiano per visitare un sito potenzialmente nocivo.
Qui sotto il changelog completo, lato utente:
Primo browser mobile con navigazione sicura;
integrazione con il widget di ricerca di Google Now;
migliore gestione della modalità di aggiornamento automatico;
supporto al caricamento di nuovi font.
Firefox 18 sarà il 26% più veloce!
Mozilla ha annunciato oggi che ha attivato il JavaScript JIT (Just in Time) IonMonkey in Firefox 18. La novità è già disponibile nella versione nightly e permette di guadagnare ottime prestazioni JavaScript grazie al nuovo compilatore sviluppato. IonMonkey non solo migliora le prestazioni JavaScript del browser Firefox ma offre agli utenti ulteriori opzioni per migliorare e ottimizzare il motore, opzioni che non erano disponibili in precedenza.
La prossima versione del browser Firefox 18 integrerà anche un visualizzatore PDF, un algoritmo di scaling per le immagini ed una funzionalità per disabilitare i contenuti poco sicuri sui siti Web in HTTPS!
E allora non ci rimane che aspettare l'aggiornamento e promuovere l'uso di Firefox come browser per la navigazione, l'unico browser libero senza padroni
Arriva il giorno della Befana, per regalarci tante nuove funzionalità
I principali miglioramenti apportati consistono in una maggiore velocità e sicurezza, con particolare riguardo alla protezione contro tentativi di phishing e malware.
Firefox 18 consente, così, di effettuare la ricerca di un termine nel momento stesso in cui lo si scrive: al lancio del programma, un box chiederà se si desidera o meno attivare tale funzionalità. Per quel che concerne phishing e protezione dai malware, invece, il programma d’ora in avanti avviserà gli utenti ogni qual volta questi stiano per visitare un sito potenzialmente nocivo.
Qui sotto il changelog completo, lato utente:
Primo browser mobile con navigazione sicura;
integrazione con il widget di ricerca di Google Now;
migliore gestione della modalità di aggiornamento automatico;
supporto al caricamento di nuovi font.
Firefox 18 sarà il 26% più veloce!
Mozilla ha annunciato oggi che ha attivato il JavaScript JIT (Just in Time) IonMonkey in Firefox 18. La novità è già disponibile nella versione nightly e permette di guadagnare ottime prestazioni JavaScript grazie al nuovo compilatore sviluppato. IonMonkey non solo migliora le prestazioni JavaScript del browser Firefox ma offre agli utenti ulteriori opzioni per migliorare e ottimizzare il motore, opzioni che non erano disponibili in precedenza.
La prossima versione del browser Firefox 18 integrerà anche un visualizzatore PDF, un algoritmo di scaling per le immagini ed una funzionalità per disabilitare i contenuti poco sicuri sui siti Web in HTTPS!
E allora non ci rimane che aspettare l'aggiornamento e promuovere l'uso di Firefox come browser per la navigazione, l'unico browser libero senza padroni
venerdì 14 dicembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Van Der Graaf Generator - Pawn Hearts (Full Album)
Band: Van Der Graaf Generator.
Album: Pawn Hearts (1971).
Track List:
00:00 - Lemmings (Including Cog)
11:39 - Man-Erg
22:01 - A Plague of Lighthouse Keepers -- including: "Eyewitness" "Pictures/Lighthouse" "Eyewitness" "S.H.M." "Presence of the Night" "Kosmos Tours" "(Custard's) Last Stand" "The Clot Thickens" "Land's End (Sineline)" "We Go Now"
venerdì 9 novembre 2012
BlueGriffon Editor Open Source WYSIWYG HTML5
BlueGriffon è un editor open source che può essere installato anche in Ubuntu 12.04
Non c'è in UbuntU Software Center. Per installarlo occorre installarlo da terminale.
Per farlo dovete aprire il terminale e incollare tutto il contenuto di seguito riportato.
BlueGriffon è un nuovo editor di contenuti WYSIWYG per il World Wide Web. Powered by Gecko, il motore di rendering di Firefox 4, è una soluzione moderna e robusta per modificare le pagine Web in conformità ai più recenti standard web.
E' quindi possibile realizzare siti a visualizzazione flessibile che si adattano a secondo del tipo di device usato, pertanto accessibili sia dal computer, sia dai cellulari, sia dai tablet
Con BlueGriffon è possibile creare e modificare tutto il codice HTML 4, XHTML 1 e HTML 5 (HTML e XML serializzazione) i documenti.
BlueGriffon è un supporto eccezionale CSS. Il suo cuore è Gecko, il motore di rendering di Firefox 4, BlueGriffon offre tutto il necessario per affrontare con le ultime caratteristiche dei CSS 3.
BlueGriffon comprende (con autorizzazione) l'editor popolare SVG. SVG Edit e si può quindi disegnare grafica vettoriale all'interno BlueGriffon di incorporarli nei documenti.
Per saperne di più visitate la pagina su wikipedia che spiega molto bene
Nella pagina noterete che BlueGriffon è disponibile per la maggior parte dei sistemi operativi.
E' consigliatissimo perché è un software libero
http://it.wikipedia.org/wiki/BlueGriffon
Non c'è in UbuntU Software Center. Per installarlo occorre installarlo da terminale.
Per farlo dovete aprire il terminale e incollare tutto il contenuto di seguito riportato.
BlueGriffon è un nuovo editor di contenuti WYSIWYG per il World Wide Web. Powered by Gecko, il motore di rendering di Firefox 4, è una soluzione moderna e robusta per modificare le pagine Web in conformità ai più recenti standard web.
E' quindi possibile realizzare siti a visualizzazione flessibile che si adattano a secondo del tipo di device usato, pertanto accessibili sia dal computer, sia dai cellulari, sia dai tablet
Con BlueGriffon è possibile creare e modificare tutto il codice HTML 4, XHTML 1 e HTML 5 (HTML e XML serializzazione) i documenti.
BlueGriffon è un supporto eccezionale CSS. Il suo cuore è Gecko, il motore di rendering di Firefox 4, BlueGriffon offre tutto il necessario per affrontare con le ultime caratteristiche dei CSS 3.
BlueGriffon comprende (con autorizzazione) l'editor popolare SVG. SVG Edit e si può quindi disegnare grafica vettoriale all'interno BlueGriffon di incorporarli nei documenti.
Per saperne di più visitate la pagina su wikipedia che spiega molto bene
Nella pagina noterete che BlueGriffon è disponibile per la maggior parte dei sistemi operativi.
E' consigliatissimo perché è un software libero
http://it.wikipedia.org/wiki/BlueGriffon
domenica 4 novembre 2012
Arnold Schönberg, Pierrot lunaire (Full)
Arnold Schönberg (1874-1951)
Pierrot lunaire op. 21 (nach Gedichten von Albert Giraud)
Plus Jazz Interludes by Maria Baptist:
1 Mondestrunken
2 Colombine
3 Der Dandy
4 Eine blasse Wäscherin
5 Valse de Chopin
6 Madonna
7 Der kranke Mond
8 Jazz Interlude 1
9 Nacht
10 Gebet an Pierrot
11 Raub
12 Rote Messe
13 Galgenlied
14 Enthauptung
15 Die Kreuze
16 Jazz Interlude 2
17 Heimweh
18 Gemeinheit!
19 Parodie
20 Der Mondfleck
21 Serenade
22 Heimfahrt
23 O alter Duft
Stella Doufexis, speaking voice/mezzosoprano
Maria Baptist, Piano
opus21musikplus Ensamble
Conductor: Konstantia Gourzi
Pierrot lunaire op. 21 (nach Gedichten von Albert Giraud)
Plus Jazz Interludes by Maria Baptist:
1 Mondestrunken
2 Colombine
3 Der Dandy
4 Eine blasse Wäscherin
5 Valse de Chopin
6 Madonna
7 Der kranke Mond
8 Jazz Interlude 1
9 Nacht
10 Gebet an Pierrot
11 Raub
12 Rote Messe
13 Galgenlied
14 Enthauptung
15 Die Kreuze
16 Jazz Interlude 2
17 Heimweh
18 Gemeinheit!
19 Parodie
20 Der Mondfleck
21 Serenade
22 Heimfahrt
23 O alter Duft
Stella Doufexis, speaking voice/mezzosoprano
Maria Baptist, Piano
opus21musikplus Ensamble
Conductor: Konstantia Gourzi
sabato 3 novembre 2012
venerdì 2 novembre 2012
Guerrilla Gardening 4 Novembre
Tremate spazi degradati, aiuole luride e quartieri abbandonati: Domenica 4 Novembre
sara’ la seconda giornata nazionale del Guerrilla Gardening Italiano,
durante la quale tutti i gruppi di Guerrilla Gardening di Italia
svolgeranno, come l’anno scorso, un intervento verde di lotta al degrado
nella propria città. Guerrilla Gardening significa
interagire positivamente con lo spazio urbano, opponendosi attivamente
al degrado e all’incuria delle aree verdi. L’attività principale del
gruppo è, infatti, quella di rimodellare ed abbellire, con piante e
fiori, le aiuole e le zone dimesse o dimenticate della città.
La data (ironica e provocatoria) è stata scelta per un motivo ben preciso: mostrare, parallelamente ai militari nel giorno della “Festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate”, tutto un altro tipo di armi (gli attacchi con le zappe, i rastrelli, le bombe di semi), nella speranza di dare un segnale molto forte che riporti l’attenzione al verde urbano e rilanciando, al tempo stesso, il significato di Unità Nazionale.
I Giardinieri Guerriglieri, infatti, ormai sono tantissimi e continuano a nascere gruppi in tutte le regioni, città e quartieri d’Italia: ognuno combatte diverse battaglie.
L’idea lanciata per celebrare la giornata del 4 Novembre è quella di piantare più alberi possibile, in modo da lasciare un segno più vistoso, prezioso e duraturo negli anni.
Per chi non avrà la possibilità di mettere a dimora un albero non importa, l’importante è lasciare un segno di speranza, di colore, di profumo, di bellezza.
“Ovunque si narra di nuovi giardini condivisi, aiuole profumate, orti urbani e fantasiose lotte al degrado … oramai la rivolta del verde sta dilagando come una pianta infestante e con radici sempre più fitte e forti.
Noi giardinieri guerriglieri di questo folle paese uniremo le nostre zappe, i nostri fiori, i nostri pollici (verdi e non), per combattere un’unica Guerra al Degrado…agendo tutti insieme e simultaneamente da tutte le nostre città sarà come lanciare un’enorme bomba nucleare di semi per sconfiggere il nemico!”
I guerriglieri verdi che aderiscono all’iniziativa si ritrovano su Facebook nel gruppo Guerrilla Gardening Italia, aperto a chiunque voglia partecipare.
E la tua zappa farà parte di questa Storia?
La data (ironica e provocatoria) è stata scelta per un motivo ben preciso: mostrare, parallelamente ai militari nel giorno della “Festa dell’Unità nazionale e delle Forze Armate”, tutto un altro tipo di armi (gli attacchi con le zappe, i rastrelli, le bombe di semi), nella speranza di dare un segnale molto forte che riporti l’attenzione al verde urbano e rilanciando, al tempo stesso, il significato di Unità Nazionale.
I Giardinieri Guerriglieri, infatti, ormai sono tantissimi e continuano a nascere gruppi in tutte le regioni, città e quartieri d’Italia: ognuno combatte diverse battaglie.
L’idea lanciata per celebrare la giornata del 4 Novembre è quella di piantare più alberi possibile, in modo da lasciare un segno più vistoso, prezioso e duraturo negli anni.
Per chi non avrà la possibilità di mettere a dimora un albero non importa, l’importante è lasciare un segno di speranza, di colore, di profumo, di bellezza.
“Ovunque si narra di nuovi giardini condivisi, aiuole profumate, orti urbani e fantasiose lotte al degrado … oramai la rivolta del verde sta dilagando come una pianta infestante e con radici sempre più fitte e forti.
Noi giardinieri guerriglieri di questo folle paese uniremo le nostre zappe, i nostri fiori, i nostri pollici (verdi e non), per combattere un’unica Guerra al Degrado…agendo tutti insieme e simultaneamente da tutte le nostre città sarà come lanciare un’enorme bomba nucleare di semi per sconfiggere il nemico!”
I guerriglieri verdi che aderiscono all’iniziativa si ritrovano su Facebook nel gruppo Guerrilla Gardening Italia, aperto a chiunque voglia partecipare.
E la tua zappa farà parte di questa Storia?
giovedì 1 novembre 2012
martedì 30 ottobre 2012
No alla pulizia etnica, che il Mondo Libero si inorridisca e si ALZI !!
V. Come l’Occidente e la stampa libera hanno potuto accettare, approvare e sottoscrivere la pulizia etnica e il razzismo istituzionalizzato d’Israele, in violazione di tutti i pretesi valori illuministici e con un’ipocrisia che fa inorridire. DI Edward S. Herman. Tradotto da Mauro Manno
Nota del Traduttore: Mentre facevo la traduzione mi chiedevo com’è
stato possibile ad Israele, un piccolo paese senza nessun peso economico
nel mondo (non so nemmeno a che posto si trova nella graduatoria dei
Prodotti Interni Lordi - PIL - dei vari paesi dell'Occidente),
ingannare tutto l'Occidente e farlo entrare così profondamente in
contraddizione con i suoi valori morali e politici proclamati. E' vero
che gli Stati Uniti hanno i loro interessi nella regione mediorientale.
Ma questo non spiega nulla. Una politica filo-araba e una patria ai
palestinesi, seppur piccola, servirebbero molto meglio gli interessi USA
nella regione. Allora perché gli Stati Uniti hanno affidato da 40 anni
la loro politica estera a rappresentanti della Lobby ebraica? Siccome
però sappiamo che il ministero degli esteri di qualsiasi paese non
riesce di solito a creare un grande consenso, dobbiamo per forza
chiamare in ballo i milioni d’ebrei sionisti nel mondo (intellettuali,
giornalisti, politici, cavalieri d'industria, gruppi di pressione, ecc.)
che lavorano incessantemente per affermare l'ideologia sionista e gli
interessi d’Israele. E ci riescono assai bene.
Uno dei più dubbi stereotipi degli intellettuali, editorialisti e sapientoni che sostengono l’interventismo umanitario è che i diritti umani, nei recenti decenni, sono diventati per gli Stati Uniti e le altre potenze della Nato molto più importanti di un tempo ed esercitano una grande influenza nella loro politica estera. David Rieff scrive che i diritti umani “sono diventati non un principio retorico soltanto, ma un principio operativo in tutte le principali capitali occidentali”, e il suo virtuoso compagno d’armi Michael Ignatieff sostiene che i nostri accresciuti (superiori) «istinti morali» hanno rafforzato “la pretesa di intervento quando il massacro e la deportazione diventano politica di stato”.[1] Questa prospettiva è stata costruita in buona parte sulla base dell’esperienza – e della sua scorretta interpretazione – degli sviluppi durante lo smantellamento della Jugoslavia negli anni ’90 durante i quali la linea propagandistica è stata che la Nato era entrata in ritardo e con riluttanza nel conflitto per fermare la pulizia etnica e il genocidio perpetrato dai serbi, ma alla fine aveva avuto successo. L’intervento aveva le sue radici, secondo il pretesto addotto, nell’umanesimo di Blair-Clinton-Kohl-Schroeder, ed era sostenuto anzi quasi imposto a questi dirigenti da giornalisti e protagonisti dei diritti umani.
C’erano molti fatti che non quadravano con queste spiegazioni e analisi della recente storia dei Balcani, uno tra i più importanti, era che l’intervento della Nato non era avvenuto in ritardo – era avvenuto invece piuttosto presto ed era stata la causa principale della pulizia etnica successiva, infatti l’intervento Nato aveva incoraggiato la divisione della Jugoslavia ma aveva lasciato senza protezione ampie minoranze nelle repubbliche appena proclamate per cui il conflitto etnico ne era risultato inevitabile; inoltre aveva sabotato accordi di pace tra i nuovi stati negli anni 1992-1994 ed aveva fatto sperare alle minoranze non-serbe un aiuto militare della Nato per giungere a soluzioni definitive, aiuti che poi alla fine esse ottennero. Le potenze della Nato giunsero a sostenere attivamente o passivamente le pulizie etniche più radicali delle guerre balcaniche, e cioè quella avvenuta nella regione della Krajina in Croazia e quella nel Kosovo occupato dalla Nato a partire da giugno del 1999, a danno dei serbi.[2]
Altri problemi non si accordavano con la spiegazione che l’intervento Nato nei Balcani avesse fondamenti ed effetti umanitari, ma è altrettanto importante capire la selettività in questo centro di interessi e le radici politiche di questa selettività. Gli interventisti umanitari, per esempio, se ne stettero quasi completamente in silenzio durante i massacri e le deportazioni compiuti in Timor Est dall’Indonesia negli anni ‘90, lo stesso avvenne per i massacri e per il rogo dei villaggi curdi da parte della Turchia, per le uccisioni e l’enorme esodo di rifugiati in Colombia, e infine per il Congo dove massacri su larga scala furono realizzati in buona parte da invasori provenienti dal Ruanda e Uganda. Per qualche ragione l’«istinto morale» dei politici umanitari non si occupò di questi casi, in cui gli assassini erano alleati di questi politici ed ottennero armi, aiuti militari e formazione da parte loro. Altrettanto interessante è il fatto che l’istinto morale degli intellettuali e giornalisti interventisti umanitari non riuscì a vincere l’attenzione interessata dei loro dirigenti politici ma invece lavorò in parallelo con quelle inclinazioni. Questo aiutò i loro dirigenti politici a colpire con violenza ancora maggiore i malvagi che avevano preso di mira, in parte stornando l’attenzione dai cattivi da sostenere e dai danni che essi stavano infliggendo alle loro (implicitamente indegne) vittime.
Il caso straordinario di Israele
L’esempio più interessante e forse il più importante di «istinto morale» abortito è quello che riguarda Israele, dove lo Stato è stato impegnato, per decenni, in una sistematica politica di spoliazione e pulizia etnica dei palestinesi nella Cisgiordania e Gerusalemme Est, non solo senza una risposta significativa da parte del Mondo Libero, ma anzi con inflessibile sostegno degli Stati Uniti e scatti di approvazione e sostegno dei suoi alleati democratici. L’abilità dei dirigenti politici occidentali, dei Media e degli intellettuali umanitari di infiammarsi contro cattivi da perseguitare come Arafat, Chavez o Milosevic, mentre trattavano con gentilezza personaggi come Begin, Netanyahu e Sharon, considerati statisti meritevoli di aiuti militari, diplomatici ed economici, costituisce un piccolo miracolo di auto-inganno, di sfacciato uso di due pesi e due misure e di turpitudine morale.
Ciò che fa di tutto questo un miracolo è che le premesse così come pure le realizzazioni dello stato israeliano saltano in faccia all’intera gamma dei valori illuministici che si presuppone diano alla base della civiltà occidentale.
Prima di tutto si tratta di uno stato razzista per la sua ideologia e le sue leggi. Si proclama ufficialmente uno stato ebraico, il 90% della terra del paese è riservata ai soli ebrei, i palestinesi sono stati esclusi dalla possibilità di affittare o comprare terre possedute dallo Stato e occupate nel 1948 e successivamente, e gli ebrei che vengono da fuori hanno il diritto di immigrare in Israele e diventare cittadini con privilegi superiori a quegli dei nativi non-ebrei. Questo genere di ideologia e legge era considerato inaccettabile quando a praticarlo era lo Stato di apartheid del Sud Africa, sebbene è interessante sapere che Reagan era «impegnato costruttivamente» con quello Stato, Margaret Thatcher lo trovava del tutto accettabile e le «operazioni anti-terroristiche» del Sud Africa venivano integrate in quelle del Mondo Libero.[3] Il trattamento degli ebrei in Germania da parte dei Nazisti, anche prima dell’organizzazione dei campi della morte, veniva ed è ancora considerato oltraggioso; il maltrattamento della popolazione ebraica in Unione Sovietica portò addirittura ad una legislazione punitiva da parte degli USA (la legge Jackson-Vanik, ancora in vigore). Ma le leggi israeliane analoghe a quelle di Nurenberg e la costruzione di uno Stato fondato sulla discriminazione razziale è accettato dall’Occidente erede dell’Illuminismo. Il «popolo eletto» sostituisce la «razza dominatrice» e ciò non solo viene accettato ma Israele è addirittura considerato una democrazia modello e una «luce tra le nazioni del mondo» (Anthony Lewis). Per implicazione, anche la creazione da parte di Israele di un gruppo di esseri umani che sono cittadini di seconda classe per legge (o di una classe ancora più in basso nei territori occupati), legalmente e politicamente degli «Untermenschen», diventa accettabile. Questo è un singolare sistema di «razzismo privilegiato».
In secondo luogo, allo Stato israeliano è stato concesso di ignorare numerose Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e la Quarta Convenzione di Ginevra riguardanti l’occupazione della Cisgiordania, così pure la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sul suo muro dell’apartheid il quale deruba i palestinesi di una buona quantità della loro terra e acqua, demolisce migliaia di loro case, abbatte molte migliaia di loro ulivi, distrugge le loro infrastrutture e crea, in tutta la Cisgiordania occupata, una moderna rete di strade per soli ebrei mentre impone seri ostacoli al movimento dei palestinesi nei territori occupati.[4] Questa pulizia etnica sistematica è stata realizzata da un esercito estremamente ben addestrato e ben equipaggiato che opera contro una popolazione indigena praticamente disarmata, per fare spazio a coloni ebrei e in violazione della legalità internazionale riguardo al comportamento che una potenza occupante è tenuta a rispettare. Questo è un sistema unico di «pulizia etnica privilegiata», «violazione privilegiata della legalità» e «eccezioni privilegiate alle decisioni del Consiglio di Sicurezza e della Corte Internazionale».
In terzo luogo, Israele ha attraversato periodicamente i suoi confini per far la guerra ai suoi vicini – l’Egitto, la Siria, e il Libano – ha effettuato bombardamenti supplementari o atti di terrorismo contro questi tre paesi e inoltre anche contro la Tunisia, per molti anni ha mantenuto un esercito terrorista per procura in Libano mentre conduceva numerosi raid terroristici in quel paese con la sua politica del pugno di ferro, infliggendo pesanti perdite civili.[5] Mentre si dichiarava che l’invasione del Libano del 1982 avveniva in risposta di attacchi terroristici, in realtà essa avvenne senza che ci fossero attacchi terroristici (malgrado un certo numero di deliberate provocazioni israeliane) e la paura di dover negoziare con i palestinesi piuttosto che continuare con la pulizia etnica nei loro riguardi.[6] Naturalmente non ci furono punizioni o sanzioni contro Israele per queste azioni, dal momento che Israele beneficia del «privilegio del diritto all’aggressione, al terrorismo di Stato, e sponsorizzazione del terrorismo», che non è unico ma deriva dallo status del paese come alleato degli Stati Uniti e Stato cliente.
In quarto luogo, dato il diritto concesso a Israele di effettuare la pulizia etnica dei palestinesi, di terrorizzarli in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e la legalità internazionale, ne consegue che le sue vittime non hanno diritto a resistere. Possono essere cacciate dalla loro terra, le loro case possono essere demolite, gli ulivi sradicati, e la gente uccisa dall’IDF [Israeli Defense Force, esercito israeliano, NdT] o dalla violenza dei coloni, ma la resistenza armata da parte loro è inaccettabile «terrorismo», da deplorare profondamente. Circa un migliaio di palestinesi furono uccisi dagli israeliani durante la prima fase non violenta di resistenza nella prima Intifada (1987-1992), ma la loro resistenza passiva non ha avuto effetti sull’occupazione illegale, la comunità internazionale non fece nulla per alleviare le loro disgrazie, ed Israele aveva il tacito accordo con gli Stati Uniti che esso sarebbe stato sostenuto nella violenta risposta all’Intifada fino a quando la resistenza non fosse stata sconfitta. Il rapporto di palestinesi assassinati in quegli anni rispetto agli israeliani era di 25 ad 1 o addirittura più alto, ma dato il diritto di terrorizzare concesso ad Israele, erano ancora i palestinesi che venivano definiti terroristi.
In quinto luogo, gli israeliani, essendo stato loro concesso il diritto di non rispettare la Legalità Internazionale, di terrorizzare i palestinesi e di effettuare la pulizia etnica contro di loro, si sono sentiti liberi di eleggere alla testa del governo un uomo responsabile di una serie di attacchi terroristici contro i civili e, a Sabra e Chatila, di un massacro di un numero di civili palestinesi stimato tra 800 e 3000. Ironicamente, il tribunale dell’Aia sulla Jugoslavia ha sostenuto che l’intenzione di commettere genocidio può essere dedotta da una singola azione tesa ad uccidere tutte le persone di un determinato gruppo in una piccola regione, anche se quell’azione non fa parte di un piano generale di sterminio dell’intera etnia ovunque essa si trovi, e lo ha fatto citando la loro precedente decisione ed inoltre una risoluzione dell’Assemblea dell’ONU del 1982 che definiva il massacro di 800 / 3000 palestinesi a Sabra e Chatila «un atto di genocidio». [7] Ma, naturalmente, quel tipo di sentenza del Tribunale fu applicata soltanto per colpire i Serbi – non solo non fu applicata dall’Occidente nei confronti di Sharon, ma nemmeno ebbe l’effetto di impedirgli di diventare un onorato capo di governo.
In sesto luogo, fu fatto in modo che quelle offensive parole («un atto di genocidio», NdT) non si potessero applicare alle azioni degli israeliani, proprio in virtù del diritto loro concesso di terrorizzare ed effettuare la pulizia etnica. Furono invece applicate con grande sfogo di indignazione alle operazione serbe in Kosovo, che altro non erano se non manifestazioni di una guerra civile (aizzata da fuori) e non lo furono nel caso israeliano in cui quello Stato è impegnato a rimuovere e sostituire la popolazione indigena con un diverso gruppo etnico. Non solo Israele è stato esentato dall’uso di quelle parole perfettamente adatte al suo caso, ma ha anche ottenuto il beneficio del privilegio di poter usare a suo vantaggio le parole «sicurezza» e «violenza». I palestinesi possono essere di gran lunga meno al sicuro degli israeliani e sottoposti ad un livello di violenza molto più alto e durevole, ma ancora una volta sono i palestinesi che devono ridurre il ricorso alla violenza e il problema è sempre come fare per rendere Israele ancora più sicuro. La sicurezza palestinese non viene presa in considerazione in Occidente, perché il fatto che siano delle vittime non interessa nessuno e perché la loro insicurezza è il risultato del loro rifiuto di accettare la pulizia etnica e della loro volontà di resistenza. Essi sono «vittime indegne», a causa di una profonda parzialità politica a loro sfavore.
Il processo di pulizia etnica, che comporta terrorismo all’ingrosso, ed è la causa che ha provocato in risposta un terrorismo al dettaglio da parte di palestinesi, viene in realtà presentato (insieme al muro) non come un programma deliberato per «redimere la terra» per il popolo eletto ma come una necessaria «risposta legittima di Israele al terrorismo». [8] E così i primi e principali terroristi se la passano liscia!
In settimo luogo, Israele è l’unico Stato mediorientale che ha accumulato uno stock di armi nucleari, e in questo è stato aiutato non solo dagli Stati Uniti ma anche dalla Francia e dalla Norvegia.[9] Questo è avvenuto malgrado i 39 anni di pulizia etnica, le continue e insuperate violazioni delle richieste del Consiglio di Sicurezza e della Legalità Internazionale, e le loro periodiche invasioni dei paesi confinanti. Questo privilegio di aver diritto ad armi nucleari accompagnato dall’esenzione dal rispetto della legislazione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e del Trattato di Non-Proliferazione (TNP) deriva dagli altri privilegi di cui sopra ed in ultima analisi dalla protezione e copertura della potenza statunitense.
In ottavo luogo, il Mondo Libero è rimasto inorridito all’idea che l’Iran possa mettersi in condizione di acquisire armi nucleari in un prossimo futuro. L’Iran, naturalmente, è stato minacciato di «cambiamento di regime», di bombardamenti ed altri attacchi sia dagli Stati Uniti, sia da Israele, ma il comportamento dell’Iran si contrappone al regime di privilegio secondo il quale solo Israele (e la superpotenza che lo finanzia) hanno un problema di sicurezza ed il diritto all’autodifesa; gli altri, come i palestinesi della Cisgiordania, devono accettare una posizione di inferiorità, forte insicurezza, la pulizia etnica e muri e politiche di apartheid. Altri ancora, come l’Iran, devono vedersela con le minacce di attacchi e sanzioni per essersi impegnati in azioni legali e forse per cercare di dotarsi di mezzi nucleari di autodifesa, senza l’aiuto del Mondo Libero che segue attivamente una politica di appeasement nei confronti degli Stati Uniti e del suo cliente mediorientale. E così Israele non solo ha un privilegio nucleare, è riuscito anche a fare in modo che il Mondo Libero lo aiuti a monopolizzare quel privilegio nel Medio Oriente, il che, naturalmente, gli dà ancora più ampia libertà di continuare la pulizia etnica.
In nono luogo, Il Mondo Libero è stato sconvolto dalla vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi del 26 gennaio 2006. Si ritiene diffusamente che questo può disturbare il «processo di pace» e George Bush non è pronto a negoziare con un gruppo che usa la «violenza»! La violenza, tuttavia, è la specialità di Bush e degli Stati Uniti, con tre importanti aggressioni negli ultimi sette anni ed un programma apertamente annunciato di dominio basato sulla superiorità militare; in quanto alle operazioni di Israele in Palestina, esse sono violente ben al di là di qualsiasi cosa siano riusciti a fare in risposta i palestinesi, sebbene secondo la ridicola partigianeria dell’Occidente l’«attentato suicida» è orripilante mentre le «uccisioni mirate» non lo sono, (se invece i palestinesi avessero la capacità di uccidere in modo mirato i dirigenti israeliani chi dubita che anche questo non sarebbe orripilante?) Ma così come la parola «terrorismo» non si può applicare alle azioni degli Stati Uniti e del suo cliente israeliano, allo stesso modo non può essere fatto per l’offensiva parola «violenza». Questi Stati si limitano a fare «ritorsioni» e usano la violenza in modo riluttante per «autodifesa» e sempre con le migliori intenzioni al servizio della loro «sicurezza» e dei loro fini umanitari - e l’Occidente si beve tutto questo.
Hamas ha visto crescere la sua popolarità perché Fatah e i suoi dirigenti non sono riusciti a fermare il processo di pulizia etnica e si sono dimostrati incapaci di fermare la progressiva miseria dei palestinesi, con Israele che non ha dovuto far altro che calpestare i dirigenti di Fatah e far fallire completamente il periodo in cui sono stati in carica. Hamas in verità ricevette dei fondi da Israele anni fa, il quale perseguiva l’obiettivo di dividere i palestinesi ed indebolire il partito laico di Fatah. Israele riuscì in questo, ma ora che un gruppo islamico ha preso il potere lo stato ebraico e il suo protettore troveranno un’altra ragione per evitare di giungere a qualsiasi accordo finale negoziato con i palestinesi, che hanno votato per un partito che non rifugge dalla violenza come hanno fatto Sharon e Bush! Hamas si rifiuta anche di disarmarsi ed insiste sul diritto di difendere il suo popolo contro un’occupazione finalizzata ad una spietata pulizia etnica, ma in Occidente questo è irragionevole dal momento che solo una parte ha il diritto di armarsi, di auto-difendersi e di preoccuparsi per la propria «sicurezza». Non c’è diritto alla resistenza in questo caso di avvizziti istinti morali.
Il «processo di pace» è il supremo sviluppo dell’assurdo Orwelliano; io così lo definii qualche anno fa, in un dizionarietto del Doublespeak: E’ processo di pace “qualsiasi cosa il governo americano si trovi a fare o sostenere in una regione di conflitto in un determinato momento. Non è necessario che si concluda con la cessazione del conflitto o che si sviluppi, nel breve o lungo periodo, in durature operazioni di pacificazione.” Così il «processo di pace» in Palestina, accettato fermamente o sostenuto attivamente dal governo americano, è stato caratterizzato dall’intensificarsi della pulizia etnica, la distruzione dell’infrastruttura palestinese, lo stanziarsi di circa 450.000 coloni ebraici in Cisgiordania, la costruzione di un muro di apartheid e l’impossessarsi da parte d’Israele di gran parte di Gerusalemme Est – in altre parole: l’imposizione per mezzo di terrorismo di Stato di «fatti sul terreno» sufficienti a rendere impensabile qualsiasi tipo di efficiente Stato palestinese. Ma per gli organi di propaganda del Mondo Libero, vi è stato un «processo di pace» significativo in marcia, un processo che l’elezioni vinte da Hamas potrebbero interrompere! [10]
Come possiamo spiegare l’abominio di questa ipocrisia?
Tutto questo è successo perché la dirigenza israeliana ha voluto conquistare un Lebensraum per il popolo eletto, gli indigeni palestinesi si sono opposti e si è dovuto cacciarli, gli israeliani sono stati in grado di fare ciò grazie al decisivo aiuto militare e diplomatico degli Stati Uniti. Questo processo si è alimentato da sé. Cioè, ogni eventuale resistenza violenta dei palestinesi, insieme alla relativa debolezza e vulnerabilità del popolo palestinese, ha esacerbato la base razzista del progetto di pulizia etnica, facendo crescere la sua crudeltà nel corso degli anni, sostenuta dalla scelta recente da parte degli israeliani di un grande criminale di guerra alla guida del governo. Il sostegno e la protezione americana di questo progetto sono stati decisivi, dal momento che hanno impedito qualsiasi efficace risposta internazionale ad una politica che viola i principi basilari della morale e della legge, che qualora fosse condotta da uno Stato preso di mira porterebbe a bombardamenti e processi per crimini di guerra.[11]
Il ruolo degli Stati Uniti, e la neutralizzazione di qualsiasi «istinto morale» negli stessi Stati Uniti, deriva in parte da considerazioni geopolitiche e dal ruolo d’Israele come agente per procura, che fa rispettare gli interessi americani, e in parte dall’abilità della lobby pro-israeliana e del suo elettorato di base e dai sostenitori della destra cristiana di intimorire i Media e la politica affinché sostengano tacitamente o apertamente il progetto di pulizia etnica. Le tattiche della lobby includono lo sfruttamento del senso di colpa, in riferimento all’Olocausto, l’equazione che ogni critica alla pulizia etnica israeliana equivale ad «antisemitismo» insieme a intimidazioni dirette e tentativi di soffocare critiche e dibattito[12] - sforzi che si intensificano quando il processo di pulizia etnica aumenta in malvagità.
Questi sforzi sono stati favoriti dai fatti dell’11 settembre e dalla «guerra contro il terrore», che hanno contribuito a demonizzare gli arabi ed a rendere la politica d’Israele parte di quella cosiddetta guerra. La lobby ed i suoi rappresentanti nell’amministrazione Bush sono stati gli entusiasti sostenitori dell’aggressione contro l’Iraq ed ora lottano con forza per ottenere una guerra contro l’Iran – in realtà la lobby è l’unico settore della società americana che chiede a gran voce un confronto armato con l’Iran ed è già da tempo impegnata in una grande campagna per convincere Bush ed il Congresso affinché gli Stati Uniti prendano l’iniziativa. La guerra contro l’Iraq ha fornito un’eccellente copertura ad Israele per l’intensificazione della pulizia etnica in Palestina, ed un’altra guerra, malgrado i seri rischi che comporta, potrebbe aiutare a compiere un’ulteriore balzo nella pulizia etnica è forse anche il «trasferimento» di una popolazione che pone una «minaccia demografica».
Il modo di comportarsi della «comunità internazionale» di fronte al progetto di pulizia etnica è stato vergognoso. Favorevolissimo ad una guerra ed al processo dei cosiddetti cattivi nella ex-Jugoslavia, dove gli Stati Uniti si erano accontentati di opporsi, selettivamente, alla pulizia etnica, l’Unione Europea, Kofi Annan, la maggior parte delle ONG, e gli Stati arabi, si sono comportati da vigliacchi quando si trattava di sanzionare Israele; il loro «istinto morale» è stato paralizzato dall’attaccamento che gli Stati Uniti hanno per Israele, dalla forza di Israele e della sua diaspora, dallo sfruttamento del senso di colpa per l’Olocausto e, nell’UE, dal pregiudizio razzista sopravvissuto al suo passato coloniale ed esacerbato dalle ondate di propaganda che mettevano al primo posto gli «attentati suicidi» e all’ultimo le uccisioni mirate, la massiccia, illegale e brutale oppressione dei palestinesi, il furto della loro terra.
La negazione dell’Olocausto è riprovevole, ma nell’attuale contesto politico è confinata ad elementi marginali e non ha un impatto reale, eccetto che fornisce forse un diversivo per coloro che sono impegnati nella «negazione della pulizia etnica», la quale, per quanto riguarda Israele, è un’operazione reale e diffusa tra le elite occidentali ed ha serie conseguenze.
Conclusioni
La Palestina è un’area di crisi di suprema importanza, dove un popolo praticamente indifeso è stato oppresso, umiliato, ridotto in miseria e sottoposto ad un processo di dislocazione in favore di coloni protetti da una mastodontica macchina militare, protetta e rifornita, volta a volta, dagli Stati Uniti, con il tacito consenso, se non di più, del resto del Mondo Libero. La grossa preoccupazione per il Mondo Libero ora è la seguente: vorrà Hamas starsene buona e accettare la pulizia etnica (ancora attivamente in opera) ed un eventuale status di bantustan, nella migliore delle ipotesi? o metterà in pratica la sua minaccia di resistere e si darà al «terrorismo»? Il potere ed il razzismo hanno neutralizzato in Occidente l’«istinto morale» nei confronti di questo caso molto importante.
La Palestina è effettivamente un caso molto importante; in parte perché diversi milioni di palestinesi vengono ridotti alla miseria in un tragico sistema di violenza a cui gli Stati Uniti e la comunità internazionale potrebbero porre un termine molto facilmente con un semplice «basta!» rivolto ad Israele, ponendo fine agli aiuti e minacciando eventuali sanzioni. Ma nel Mondo Libero le cause del problema non sono considerate l’occupazione e la pulizia etnica, piuttosto invece la resistenza ai soprusi. Questa prospettiva è stupida e immorale; è in realtà una giustificazione del sostegno razzista e politicamente opportunista che l’Occidente dà al progetto di pulizia etnica.
La situazione in Palestina è molto importante anche perché centinaia di milioni di arabi e oltre un miliardo di persone di fede islamica, e miliardi di altre persone, interpretano il trattamento che l’Occidente riserva ai palestinesi come il riflesso di un atteggiamento razzista e colonialista verso gli arabi, i musulmani e più in generale i popoli del Terzo Mondo. E’ un magnifico congegno che produce terrorismo anti-occidentale, ma anche, cosa più importante, un congegno che produce profonda rabbia, odio e sfiducia verso l’Occidente e la sua causa. E’ un cancro che fa presagire disgrazie per il futuro della condizione umana.
NOTE:
[1] David Rieff, A New Age of Liberal Imperialism?, World Policy Journal, estate 1999, Ignatieff è citato da Rieff.
[2] Vedi Susan Woodward, Balkan Tragedy, Brookings, 1995; Diana Johnstone, Fools’ Crusade, Pluto and Monthly Review, 1999; David Owen, Balkan Odyssey, Harcourt Brace, 1995; Leonard J Cohen, Serpent in the Bosom: The Rise and Fall of Slobodan Milosevic,Westview, 2001.
[3] L’integrazione dei servizi segreti occidentali e degli «esperti», inclusi quelli del Sud Africa dell’apartheid, è descritta nel libro di Edward Herman e di Gerry O’Sullivan The Terrorism Industry, Pantheon, 1990.
[4] Per una buona illustrazione di questo processo di spoliazione, brutalizzazione e immiserimento vedi Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, cap. 8; Kathleen Christison, The Wound of Dispossession, Ocean Tree Book, 2003; Norman Finkelstein, Beyond Chutzpah, University of California, 2005, Part 2; Michel Warschawsky, Toward an Open Tomb, Monthly Review, 2004, Jeff Halper, Despair: Israel’s Ultimate Weapon, Center for Policy Analysis on Palestine, 28 marzo 2001, ( http://www.thejerusalemfund.org/carryover/pubs/20010328ib.html ); e Jeff Halper, The 94 Percent Solution: A Matrix of Control, Middle East Report, ( http://www.merip.org/mer/mer216/216_halper.html ), autunno 2000.
[5] Noam Chomsky, Pirates &Emperors, Claremont Research, 1986, Cap. 2; Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, cap. 9.
[6] Yehoshua Porath, un esperto israeliano del movimento nazionale palestinese, ha scritto in Ha’aretz il 25 giugno del 1982 “Mi sembra che la decisione del governo [di invadere il Libano] ... è la conseguenza proprio del fatto che il cessate il fuoco è stato rispettato [dai palestinesi]”. Per maggiori dettagli, vedi Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, p. 198-209.
[7] Nel giudizio richiesto dal Pubblico Accusatore Radislav Krstich del 2 agosto 2001 (IT-98-33-T),( http://www.un.org/icty/krstic/TrialC1/judgement/index.htm ), Sezione G, «Genocidio» (http://www.un.org/icty/krstic/TrialC1/judgement/krs-tj010802e-3.htm#IIIG ), approx. pars. 589-595, ed anche nota 1306, il Tribunale si richiamò a una “Risoluzione del 1982 dell’Assemblea Generale dell’ONU che l’assassinio di almeno 800 palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila quell’anno fu «un atto di genocidio».” La Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU era denominata «La situazione in Medio Oriente» (A/RES/37/123), Sezione D, 16 dicembre 1982 ( http://www.un.org.documents/ga/res/37/a37r123.htm ).
[8] Citazione di Gerald Steinberg, studioso della politica israeliana, in Chris Mc Greal, Worlds Apart, Guardian, 6 febbraio 2006 ( http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,,1703245,00.html ). Un recente articolo di Ha’aretz basato su un rapporto dei gruppi per i diritti umani B’tselem e Bimkom afferma e dimostra che “la principale considerazione per il tracciato di numerosi segmenti del muro è solo l’espansione degli insediamenti” ( http://www.haaretz.com/hasen/spages/685938.html )
[9] In realtà anche dalla Gran Bretagna. Recentemente anche la Germania ha contribuito ad armare ancora più pericolosamente Israele, fornendogli sottomarini capaci di portare missili con testate nucleari (ndt).
[10] Vedi Washington’s Peace Process, in Chomsky, The Fateful Triangle, capitolo 10.
[11] Slobodan Milosevic fu incriminato dal Tribunale sulla Yugoslavia, il 22 maggio 1999, per responsabilità di dirigente, per la morte di 344 albanesi kosovari, quasi tutti uccisi in seguito all’inizio di una guerra di bombardamenti da parte della NATO il 24 marzo 1999; Sharon, invece, fu considerato, persino da una commissione israeliana, responsabile del massacro di Sabra e Chatila, nel quale furono massacrati più del doppio di palestinesi, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Ma come abbiamo già notato in questo articolo, Sharon è soggetto a sistemi diversi di giudizio e trattamento.
[12] Vedi Johan Wallach Scott, Middle East Studies Under Siege, The Link, gennaio-marzo 2006.
Dal numero di marzo 2006 di
Originale qui.
Tradotto dall'inglese da Manno Mauro e revisionato da Mary Rizzo, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=722&lg=it
Uno dei più dubbi stereotipi degli intellettuali, editorialisti e sapientoni che sostengono l’interventismo umanitario è che i diritti umani, nei recenti decenni, sono diventati per gli Stati Uniti e le altre potenze della Nato molto più importanti di un tempo ed esercitano una grande influenza nella loro politica estera. David Rieff scrive che i diritti umani “sono diventati non un principio retorico soltanto, ma un principio operativo in tutte le principali capitali occidentali”, e il suo virtuoso compagno d’armi Michael Ignatieff sostiene che i nostri accresciuti (superiori) «istinti morali» hanno rafforzato “la pretesa di intervento quando il massacro e la deportazione diventano politica di stato”.[1] Questa prospettiva è stata costruita in buona parte sulla base dell’esperienza – e della sua scorretta interpretazione – degli sviluppi durante lo smantellamento della Jugoslavia negli anni ’90 durante i quali la linea propagandistica è stata che la Nato era entrata in ritardo e con riluttanza nel conflitto per fermare la pulizia etnica e il genocidio perpetrato dai serbi, ma alla fine aveva avuto successo. L’intervento aveva le sue radici, secondo il pretesto addotto, nell’umanesimo di Blair-Clinton-Kohl-Schroeder, ed era sostenuto anzi quasi imposto a questi dirigenti da giornalisti e protagonisti dei diritti umani.
C’erano molti fatti che non quadravano con queste spiegazioni e analisi della recente storia dei Balcani, uno tra i più importanti, era che l’intervento della Nato non era avvenuto in ritardo – era avvenuto invece piuttosto presto ed era stata la causa principale della pulizia etnica successiva, infatti l’intervento Nato aveva incoraggiato la divisione della Jugoslavia ma aveva lasciato senza protezione ampie minoranze nelle repubbliche appena proclamate per cui il conflitto etnico ne era risultato inevitabile; inoltre aveva sabotato accordi di pace tra i nuovi stati negli anni 1992-1994 ed aveva fatto sperare alle minoranze non-serbe un aiuto militare della Nato per giungere a soluzioni definitive, aiuti che poi alla fine esse ottennero. Le potenze della Nato giunsero a sostenere attivamente o passivamente le pulizie etniche più radicali delle guerre balcaniche, e cioè quella avvenuta nella regione della Krajina in Croazia e quella nel Kosovo occupato dalla Nato a partire da giugno del 1999, a danno dei serbi.[2]
Altri problemi non si accordavano con la spiegazione che l’intervento Nato nei Balcani avesse fondamenti ed effetti umanitari, ma è altrettanto importante capire la selettività in questo centro di interessi e le radici politiche di questa selettività. Gli interventisti umanitari, per esempio, se ne stettero quasi completamente in silenzio durante i massacri e le deportazioni compiuti in Timor Est dall’Indonesia negli anni ‘90, lo stesso avvenne per i massacri e per il rogo dei villaggi curdi da parte della Turchia, per le uccisioni e l’enorme esodo di rifugiati in Colombia, e infine per il Congo dove massacri su larga scala furono realizzati in buona parte da invasori provenienti dal Ruanda e Uganda. Per qualche ragione l’«istinto morale» dei politici umanitari non si occupò di questi casi, in cui gli assassini erano alleati di questi politici ed ottennero armi, aiuti militari e formazione da parte loro. Altrettanto interessante è il fatto che l’istinto morale degli intellettuali e giornalisti interventisti umanitari non riuscì a vincere l’attenzione interessata dei loro dirigenti politici ma invece lavorò in parallelo con quelle inclinazioni. Questo aiutò i loro dirigenti politici a colpire con violenza ancora maggiore i malvagi che avevano preso di mira, in parte stornando l’attenzione dai cattivi da sostenere e dai danni che essi stavano infliggendo alle loro (implicitamente indegne) vittime.
Il caso straordinario di Israele
L’esempio più interessante e forse il più importante di «istinto morale» abortito è quello che riguarda Israele, dove lo Stato è stato impegnato, per decenni, in una sistematica politica di spoliazione e pulizia etnica dei palestinesi nella Cisgiordania e Gerusalemme Est, non solo senza una risposta significativa da parte del Mondo Libero, ma anzi con inflessibile sostegno degli Stati Uniti e scatti di approvazione e sostegno dei suoi alleati democratici. L’abilità dei dirigenti politici occidentali, dei Media e degli intellettuali umanitari di infiammarsi contro cattivi da perseguitare come Arafat, Chavez o Milosevic, mentre trattavano con gentilezza personaggi come Begin, Netanyahu e Sharon, considerati statisti meritevoli di aiuti militari, diplomatici ed economici, costituisce un piccolo miracolo di auto-inganno, di sfacciato uso di due pesi e due misure e di turpitudine morale.
Ciò che fa di tutto questo un miracolo è che le premesse così come pure le realizzazioni dello stato israeliano saltano in faccia all’intera gamma dei valori illuministici che si presuppone diano alla base della civiltà occidentale.
Prima di tutto si tratta di uno stato razzista per la sua ideologia e le sue leggi. Si proclama ufficialmente uno stato ebraico, il 90% della terra del paese è riservata ai soli ebrei, i palestinesi sono stati esclusi dalla possibilità di affittare o comprare terre possedute dallo Stato e occupate nel 1948 e successivamente, e gli ebrei che vengono da fuori hanno il diritto di immigrare in Israele e diventare cittadini con privilegi superiori a quegli dei nativi non-ebrei. Questo genere di ideologia e legge era considerato inaccettabile quando a praticarlo era lo Stato di apartheid del Sud Africa, sebbene è interessante sapere che Reagan era «impegnato costruttivamente» con quello Stato, Margaret Thatcher lo trovava del tutto accettabile e le «operazioni anti-terroristiche» del Sud Africa venivano integrate in quelle del Mondo Libero.[3] Il trattamento degli ebrei in Germania da parte dei Nazisti, anche prima dell’organizzazione dei campi della morte, veniva ed è ancora considerato oltraggioso; il maltrattamento della popolazione ebraica in Unione Sovietica portò addirittura ad una legislazione punitiva da parte degli USA (la legge Jackson-Vanik, ancora in vigore). Ma le leggi israeliane analoghe a quelle di Nurenberg e la costruzione di uno Stato fondato sulla discriminazione razziale è accettato dall’Occidente erede dell’Illuminismo. Il «popolo eletto» sostituisce la «razza dominatrice» e ciò non solo viene accettato ma Israele è addirittura considerato una democrazia modello e una «luce tra le nazioni del mondo» (Anthony Lewis). Per implicazione, anche la creazione da parte di Israele di un gruppo di esseri umani che sono cittadini di seconda classe per legge (o di una classe ancora più in basso nei territori occupati), legalmente e politicamente degli «Untermenschen», diventa accettabile. Questo è un singolare sistema di «razzismo privilegiato».
In secondo luogo, allo Stato israeliano è stato concesso di ignorare numerose Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e la Quarta Convenzione di Ginevra riguardanti l’occupazione della Cisgiordania, così pure la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sul suo muro dell’apartheid il quale deruba i palestinesi di una buona quantità della loro terra e acqua, demolisce migliaia di loro case, abbatte molte migliaia di loro ulivi, distrugge le loro infrastrutture e crea, in tutta la Cisgiordania occupata, una moderna rete di strade per soli ebrei mentre impone seri ostacoli al movimento dei palestinesi nei territori occupati.[4] Questa pulizia etnica sistematica è stata realizzata da un esercito estremamente ben addestrato e ben equipaggiato che opera contro una popolazione indigena praticamente disarmata, per fare spazio a coloni ebrei e in violazione della legalità internazionale riguardo al comportamento che una potenza occupante è tenuta a rispettare. Questo è un sistema unico di «pulizia etnica privilegiata», «violazione privilegiata della legalità» e «eccezioni privilegiate alle decisioni del Consiglio di Sicurezza e della Corte Internazionale».
In terzo luogo, Israele ha attraversato periodicamente i suoi confini per far la guerra ai suoi vicini – l’Egitto, la Siria, e il Libano – ha effettuato bombardamenti supplementari o atti di terrorismo contro questi tre paesi e inoltre anche contro la Tunisia, per molti anni ha mantenuto un esercito terrorista per procura in Libano mentre conduceva numerosi raid terroristici in quel paese con la sua politica del pugno di ferro, infliggendo pesanti perdite civili.[5] Mentre si dichiarava che l’invasione del Libano del 1982 avveniva in risposta di attacchi terroristici, in realtà essa avvenne senza che ci fossero attacchi terroristici (malgrado un certo numero di deliberate provocazioni israeliane) e la paura di dover negoziare con i palestinesi piuttosto che continuare con la pulizia etnica nei loro riguardi.[6] Naturalmente non ci furono punizioni o sanzioni contro Israele per queste azioni, dal momento che Israele beneficia del «privilegio del diritto all’aggressione, al terrorismo di Stato, e sponsorizzazione del terrorismo», che non è unico ma deriva dallo status del paese come alleato degli Stati Uniti e Stato cliente.
In quarto luogo, dato il diritto concesso a Israele di effettuare la pulizia etnica dei palestinesi, di terrorizzarli in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e la legalità internazionale, ne consegue che le sue vittime non hanno diritto a resistere. Possono essere cacciate dalla loro terra, le loro case possono essere demolite, gli ulivi sradicati, e la gente uccisa dall’IDF [Israeli Defense Force, esercito israeliano, NdT] o dalla violenza dei coloni, ma la resistenza armata da parte loro è inaccettabile «terrorismo», da deplorare profondamente. Circa un migliaio di palestinesi furono uccisi dagli israeliani durante la prima fase non violenta di resistenza nella prima Intifada (1987-1992), ma la loro resistenza passiva non ha avuto effetti sull’occupazione illegale, la comunità internazionale non fece nulla per alleviare le loro disgrazie, ed Israele aveva il tacito accordo con gli Stati Uniti che esso sarebbe stato sostenuto nella violenta risposta all’Intifada fino a quando la resistenza non fosse stata sconfitta. Il rapporto di palestinesi assassinati in quegli anni rispetto agli israeliani era di 25 ad 1 o addirittura più alto, ma dato il diritto di terrorizzare concesso ad Israele, erano ancora i palestinesi che venivano definiti terroristi.
In quinto luogo, gli israeliani, essendo stato loro concesso il diritto di non rispettare la Legalità Internazionale, di terrorizzare i palestinesi e di effettuare la pulizia etnica contro di loro, si sono sentiti liberi di eleggere alla testa del governo un uomo responsabile di una serie di attacchi terroristici contro i civili e, a Sabra e Chatila, di un massacro di un numero di civili palestinesi stimato tra 800 e 3000. Ironicamente, il tribunale dell’Aia sulla Jugoslavia ha sostenuto che l’intenzione di commettere genocidio può essere dedotta da una singola azione tesa ad uccidere tutte le persone di un determinato gruppo in una piccola regione, anche se quell’azione non fa parte di un piano generale di sterminio dell’intera etnia ovunque essa si trovi, e lo ha fatto citando la loro precedente decisione ed inoltre una risoluzione dell’Assemblea dell’ONU del 1982 che definiva il massacro di 800 / 3000 palestinesi a Sabra e Chatila «un atto di genocidio». [7] Ma, naturalmente, quel tipo di sentenza del Tribunale fu applicata soltanto per colpire i Serbi – non solo non fu applicata dall’Occidente nei confronti di Sharon, ma nemmeno ebbe l’effetto di impedirgli di diventare un onorato capo di governo.
In sesto luogo, fu fatto in modo che quelle offensive parole («un atto di genocidio», NdT) non si potessero applicare alle azioni degli israeliani, proprio in virtù del diritto loro concesso di terrorizzare ed effettuare la pulizia etnica. Furono invece applicate con grande sfogo di indignazione alle operazione serbe in Kosovo, che altro non erano se non manifestazioni di una guerra civile (aizzata da fuori) e non lo furono nel caso israeliano in cui quello Stato è impegnato a rimuovere e sostituire la popolazione indigena con un diverso gruppo etnico. Non solo Israele è stato esentato dall’uso di quelle parole perfettamente adatte al suo caso, ma ha anche ottenuto il beneficio del privilegio di poter usare a suo vantaggio le parole «sicurezza» e «violenza». I palestinesi possono essere di gran lunga meno al sicuro degli israeliani e sottoposti ad un livello di violenza molto più alto e durevole, ma ancora una volta sono i palestinesi che devono ridurre il ricorso alla violenza e il problema è sempre come fare per rendere Israele ancora più sicuro. La sicurezza palestinese non viene presa in considerazione in Occidente, perché il fatto che siano delle vittime non interessa nessuno e perché la loro insicurezza è il risultato del loro rifiuto di accettare la pulizia etnica e della loro volontà di resistenza. Essi sono «vittime indegne», a causa di una profonda parzialità politica a loro sfavore.
Il processo di pulizia etnica, che comporta terrorismo all’ingrosso, ed è la causa che ha provocato in risposta un terrorismo al dettaglio da parte di palestinesi, viene in realtà presentato (insieme al muro) non come un programma deliberato per «redimere la terra» per il popolo eletto ma come una necessaria «risposta legittima di Israele al terrorismo». [8] E così i primi e principali terroristi se la passano liscia!
In settimo luogo, Israele è l’unico Stato mediorientale che ha accumulato uno stock di armi nucleari, e in questo è stato aiutato non solo dagli Stati Uniti ma anche dalla Francia e dalla Norvegia.[9] Questo è avvenuto malgrado i 39 anni di pulizia etnica, le continue e insuperate violazioni delle richieste del Consiglio di Sicurezza e della Legalità Internazionale, e le loro periodiche invasioni dei paesi confinanti. Questo privilegio di aver diritto ad armi nucleari accompagnato dall’esenzione dal rispetto della legislazione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e del Trattato di Non-Proliferazione (TNP) deriva dagli altri privilegi di cui sopra ed in ultima analisi dalla protezione e copertura della potenza statunitense.
In ottavo luogo, il Mondo Libero è rimasto inorridito all’idea che l’Iran possa mettersi in condizione di acquisire armi nucleari in un prossimo futuro. L’Iran, naturalmente, è stato minacciato di «cambiamento di regime», di bombardamenti ed altri attacchi sia dagli Stati Uniti, sia da Israele, ma il comportamento dell’Iran si contrappone al regime di privilegio secondo il quale solo Israele (e la superpotenza che lo finanzia) hanno un problema di sicurezza ed il diritto all’autodifesa; gli altri, come i palestinesi della Cisgiordania, devono accettare una posizione di inferiorità, forte insicurezza, la pulizia etnica e muri e politiche di apartheid. Altri ancora, come l’Iran, devono vedersela con le minacce di attacchi e sanzioni per essersi impegnati in azioni legali e forse per cercare di dotarsi di mezzi nucleari di autodifesa, senza l’aiuto del Mondo Libero che segue attivamente una politica di appeasement nei confronti degli Stati Uniti e del suo cliente mediorientale. E così Israele non solo ha un privilegio nucleare, è riuscito anche a fare in modo che il Mondo Libero lo aiuti a monopolizzare quel privilegio nel Medio Oriente, il che, naturalmente, gli dà ancora più ampia libertà di continuare la pulizia etnica.
In nono luogo, Il Mondo Libero è stato sconvolto dalla vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi del 26 gennaio 2006. Si ritiene diffusamente che questo può disturbare il «processo di pace» e George Bush non è pronto a negoziare con un gruppo che usa la «violenza»! La violenza, tuttavia, è la specialità di Bush e degli Stati Uniti, con tre importanti aggressioni negli ultimi sette anni ed un programma apertamente annunciato di dominio basato sulla superiorità militare; in quanto alle operazioni di Israele in Palestina, esse sono violente ben al di là di qualsiasi cosa siano riusciti a fare in risposta i palestinesi, sebbene secondo la ridicola partigianeria dell’Occidente l’«attentato suicida» è orripilante mentre le «uccisioni mirate» non lo sono, (se invece i palestinesi avessero la capacità di uccidere in modo mirato i dirigenti israeliani chi dubita che anche questo non sarebbe orripilante?) Ma così come la parola «terrorismo» non si può applicare alle azioni degli Stati Uniti e del suo cliente israeliano, allo stesso modo non può essere fatto per l’offensiva parola «violenza». Questi Stati si limitano a fare «ritorsioni» e usano la violenza in modo riluttante per «autodifesa» e sempre con le migliori intenzioni al servizio della loro «sicurezza» e dei loro fini umanitari - e l’Occidente si beve tutto questo.
Hamas ha visto crescere la sua popolarità perché Fatah e i suoi dirigenti non sono riusciti a fermare il processo di pulizia etnica e si sono dimostrati incapaci di fermare la progressiva miseria dei palestinesi, con Israele che non ha dovuto far altro che calpestare i dirigenti di Fatah e far fallire completamente il periodo in cui sono stati in carica. Hamas in verità ricevette dei fondi da Israele anni fa, il quale perseguiva l’obiettivo di dividere i palestinesi ed indebolire il partito laico di Fatah. Israele riuscì in questo, ma ora che un gruppo islamico ha preso il potere lo stato ebraico e il suo protettore troveranno un’altra ragione per evitare di giungere a qualsiasi accordo finale negoziato con i palestinesi, che hanno votato per un partito che non rifugge dalla violenza come hanno fatto Sharon e Bush! Hamas si rifiuta anche di disarmarsi ed insiste sul diritto di difendere il suo popolo contro un’occupazione finalizzata ad una spietata pulizia etnica, ma in Occidente questo è irragionevole dal momento che solo una parte ha il diritto di armarsi, di auto-difendersi e di preoccuparsi per la propria «sicurezza». Non c’è diritto alla resistenza in questo caso di avvizziti istinti morali.
Il «processo di pace» è il supremo sviluppo dell’assurdo Orwelliano; io così lo definii qualche anno fa, in un dizionarietto del Doublespeak: E’ processo di pace “qualsiasi cosa il governo americano si trovi a fare o sostenere in una regione di conflitto in un determinato momento. Non è necessario che si concluda con la cessazione del conflitto o che si sviluppi, nel breve o lungo periodo, in durature operazioni di pacificazione.” Così il «processo di pace» in Palestina, accettato fermamente o sostenuto attivamente dal governo americano, è stato caratterizzato dall’intensificarsi della pulizia etnica, la distruzione dell’infrastruttura palestinese, lo stanziarsi di circa 450.000 coloni ebraici in Cisgiordania, la costruzione di un muro di apartheid e l’impossessarsi da parte d’Israele di gran parte di Gerusalemme Est – in altre parole: l’imposizione per mezzo di terrorismo di Stato di «fatti sul terreno» sufficienti a rendere impensabile qualsiasi tipo di efficiente Stato palestinese. Ma per gli organi di propaganda del Mondo Libero, vi è stato un «processo di pace» significativo in marcia, un processo che l’elezioni vinte da Hamas potrebbero interrompere! [10]
Come possiamo spiegare l’abominio di questa ipocrisia?
Tutto questo è successo perché la dirigenza israeliana ha voluto conquistare un Lebensraum per il popolo eletto, gli indigeni palestinesi si sono opposti e si è dovuto cacciarli, gli israeliani sono stati in grado di fare ciò grazie al decisivo aiuto militare e diplomatico degli Stati Uniti. Questo processo si è alimentato da sé. Cioè, ogni eventuale resistenza violenta dei palestinesi, insieme alla relativa debolezza e vulnerabilità del popolo palestinese, ha esacerbato la base razzista del progetto di pulizia etnica, facendo crescere la sua crudeltà nel corso degli anni, sostenuta dalla scelta recente da parte degli israeliani di un grande criminale di guerra alla guida del governo. Il sostegno e la protezione americana di questo progetto sono stati decisivi, dal momento che hanno impedito qualsiasi efficace risposta internazionale ad una politica che viola i principi basilari della morale e della legge, che qualora fosse condotta da uno Stato preso di mira porterebbe a bombardamenti e processi per crimini di guerra.[11]
Il ruolo degli Stati Uniti, e la neutralizzazione di qualsiasi «istinto morale» negli stessi Stati Uniti, deriva in parte da considerazioni geopolitiche e dal ruolo d’Israele come agente per procura, che fa rispettare gli interessi americani, e in parte dall’abilità della lobby pro-israeliana e del suo elettorato di base e dai sostenitori della destra cristiana di intimorire i Media e la politica affinché sostengano tacitamente o apertamente il progetto di pulizia etnica. Le tattiche della lobby includono lo sfruttamento del senso di colpa, in riferimento all’Olocausto, l’equazione che ogni critica alla pulizia etnica israeliana equivale ad «antisemitismo» insieme a intimidazioni dirette e tentativi di soffocare critiche e dibattito[12] - sforzi che si intensificano quando il processo di pulizia etnica aumenta in malvagità.
Questi sforzi sono stati favoriti dai fatti dell’11 settembre e dalla «guerra contro il terrore», che hanno contribuito a demonizzare gli arabi ed a rendere la politica d’Israele parte di quella cosiddetta guerra. La lobby ed i suoi rappresentanti nell’amministrazione Bush sono stati gli entusiasti sostenitori dell’aggressione contro l’Iraq ed ora lottano con forza per ottenere una guerra contro l’Iran – in realtà la lobby è l’unico settore della società americana che chiede a gran voce un confronto armato con l’Iran ed è già da tempo impegnata in una grande campagna per convincere Bush ed il Congresso affinché gli Stati Uniti prendano l’iniziativa. La guerra contro l’Iraq ha fornito un’eccellente copertura ad Israele per l’intensificazione della pulizia etnica in Palestina, ed un’altra guerra, malgrado i seri rischi che comporta, potrebbe aiutare a compiere un’ulteriore balzo nella pulizia etnica è forse anche il «trasferimento» di una popolazione che pone una «minaccia demografica».
Il modo di comportarsi della «comunità internazionale» di fronte al progetto di pulizia etnica è stato vergognoso. Favorevolissimo ad una guerra ed al processo dei cosiddetti cattivi nella ex-Jugoslavia, dove gli Stati Uniti si erano accontentati di opporsi, selettivamente, alla pulizia etnica, l’Unione Europea, Kofi Annan, la maggior parte delle ONG, e gli Stati arabi, si sono comportati da vigliacchi quando si trattava di sanzionare Israele; il loro «istinto morale» è stato paralizzato dall’attaccamento che gli Stati Uniti hanno per Israele, dalla forza di Israele e della sua diaspora, dallo sfruttamento del senso di colpa per l’Olocausto e, nell’UE, dal pregiudizio razzista sopravvissuto al suo passato coloniale ed esacerbato dalle ondate di propaganda che mettevano al primo posto gli «attentati suicidi» e all’ultimo le uccisioni mirate, la massiccia, illegale e brutale oppressione dei palestinesi, il furto della loro terra.
La negazione dell’Olocausto è riprovevole, ma nell’attuale contesto politico è confinata ad elementi marginali e non ha un impatto reale, eccetto che fornisce forse un diversivo per coloro che sono impegnati nella «negazione della pulizia etnica», la quale, per quanto riguarda Israele, è un’operazione reale e diffusa tra le elite occidentali ed ha serie conseguenze.
Conclusioni
La Palestina è un’area di crisi di suprema importanza, dove un popolo praticamente indifeso è stato oppresso, umiliato, ridotto in miseria e sottoposto ad un processo di dislocazione in favore di coloni protetti da una mastodontica macchina militare, protetta e rifornita, volta a volta, dagli Stati Uniti, con il tacito consenso, se non di più, del resto del Mondo Libero. La grossa preoccupazione per il Mondo Libero ora è la seguente: vorrà Hamas starsene buona e accettare la pulizia etnica (ancora attivamente in opera) ed un eventuale status di bantustan, nella migliore delle ipotesi? o metterà in pratica la sua minaccia di resistere e si darà al «terrorismo»? Il potere ed il razzismo hanno neutralizzato in Occidente l’«istinto morale» nei confronti di questo caso molto importante.
La Palestina è effettivamente un caso molto importante; in parte perché diversi milioni di palestinesi vengono ridotti alla miseria in un tragico sistema di violenza a cui gli Stati Uniti e la comunità internazionale potrebbero porre un termine molto facilmente con un semplice «basta!» rivolto ad Israele, ponendo fine agli aiuti e minacciando eventuali sanzioni. Ma nel Mondo Libero le cause del problema non sono considerate l’occupazione e la pulizia etnica, piuttosto invece la resistenza ai soprusi. Questa prospettiva è stupida e immorale; è in realtà una giustificazione del sostegno razzista e politicamente opportunista che l’Occidente dà al progetto di pulizia etnica.
La situazione in Palestina è molto importante anche perché centinaia di milioni di arabi e oltre un miliardo di persone di fede islamica, e miliardi di altre persone, interpretano il trattamento che l’Occidente riserva ai palestinesi come il riflesso di un atteggiamento razzista e colonialista verso gli arabi, i musulmani e più in generale i popoli del Terzo Mondo. E’ un magnifico congegno che produce terrorismo anti-occidentale, ma anche, cosa più importante, un congegno che produce profonda rabbia, odio e sfiducia verso l’Occidente e la sua causa. E’ un cancro che fa presagire disgrazie per il futuro della condizione umana.
NOTE:
[1] David Rieff, A New Age of Liberal Imperialism?, World Policy Journal, estate 1999, Ignatieff è citato da Rieff.
[2] Vedi Susan Woodward, Balkan Tragedy, Brookings, 1995; Diana Johnstone, Fools’ Crusade, Pluto and Monthly Review, 1999; David Owen, Balkan Odyssey, Harcourt Brace, 1995; Leonard J Cohen, Serpent in the Bosom: The Rise and Fall of Slobodan Milosevic,Westview, 2001.
[3] L’integrazione dei servizi segreti occidentali e degli «esperti», inclusi quelli del Sud Africa dell’apartheid, è descritta nel libro di Edward Herman e di Gerry O’Sullivan The Terrorism Industry, Pantheon, 1990.
[4] Per una buona illustrazione di questo processo di spoliazione, brutalizzazione e immiserimento vedi Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, cap. 8; Kathleen Christison, The Wound of Dispossession, Ocean Tree Book, 2003; Norman Finkelstein, Beyond Chutzpah, University of California, 2005, Part 2; Michel Warschawsky, Toward an Open Tomb, Monthly Review, 2004, Jeff Halper, Despair: Israel’s Ultimate Weapon, Center for Policy Analysis on Palestine, 28 marzo 2001, ( http://www.thejerusalemfund.org/carryover/pubs/20010328ib.html ); e Jeff Halper, The 94 Percent Solution: A Matrix of Control, Middle East Report, ( http://www.merip.org/mer/mer216/216_halper.html ), autunno 2000.
[5] Noam Chomsky, Pirates &Emperors, Claremont Research, 1986, Cap. 2; Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, cap. 9.
[6] Yehoshua Porath, un esperto israeliano del movimento nazionale palestinese, ha scritto in Ha’aretz il 25 giugno del 1982 “Mi sembra che la decisione del governo [di invadere il Libano] ... è la conseguenza proprio del fatto che il cessate il fuoco è stato rispettato [dai palestinesi]”. Per maggiori dettagli, vedi Noam Chomsky, The Fateful Triangle, South End, 1999, p. 198-209.
[7] Nel giudizio richiesto dal Pubblico Accusatore Radislav Krstich del 2 agosto 2001 (IT-98-33-T),( http://www.un.org/icty/krstic/TrialC1/judgement/index.htm ), Sezione G, «Genocidio» (http://www.un.org/icty/krstic/TrialC1/judgement/krs-tj010802e-3.htm#IIIG ), approx. pars. 589-595, ed anche nota 1306, il Tribunale si richiamò a una “Risoluzione del 1982 dell’Assemblea Generale dell’ONU che l’assassinio di almeno 800 palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila quell’anno fu «un atto di genocidio».” La Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU era denominata «La situazione in Medio Oriente» (A/RES/37/123), Sezione D, 16 dicembre 1982 ( http://www.un.org.documents/ga/res/37/a37r123.htm ).
[8] Citazione di Gerald Steinberg, studioso della politica israeliana, in Chris Mc Greal, Worlds Apart, Guardian, 6 febbraio 2006 ( http://www.guardian.co.uk/israel/Story/0,,1703245,00.html ). Un recente articolo di Ha’aretz basato su un rapporto dei gruppi per i diritti umani B’tselem e Bimkom afferma e dimostra che “la principale considerazione per il tracciato di numerosi segmenti del muro è solo l’espansione degli insediamenti” ( http://www.haaretz.com/hasen/spages/685938.html )
[9] In realtà anche dalla Gran Bretagna. Recentemente anche la Germania ha contribuito ad armare ancora più pericolosamente Israele, fornendogli sottomarini capaci di portare missili con testate nucleari (ndt).
[10] Vedi Washington’s Peace Process, in Chomsky, The Fateful Triangle, capitolo 10.
[11] Slobodan Milosevic fu incriminato dal Tribunale sulla Yugoslavia, il 22 maggio 1999, per responsabilità di dirigente, per la morte di 344 albanesi kosovari, quasi tutti uccisi in seguito all’inizio di una guerra di bombardamenti da parte della NATO il 24 marzo 1999; Sharon, invece, fu considerato, persino da una commissione israeliana, responsabile del massacro di Sabra e Chatila, nel quale furono massacrati più del doppio di palestinesi, per la maggior parte donne, bambini ed anziani. Ma come abbiamo già notato in questo articolo, Sharon è soggetto a sistemi diversi di giudizio e trattamento.
[12] Vedi Johan Wallach Scott, Middle East Studies Under Siege, The Link, gennaio-marzo 2006.
Dal numero di marzo 2006 di
Originale qui.
Tradotto dall'inglese da Manno Mauro e revisionato da Mary Rizzo, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=722&lg=it
sabato 27 ottobre 2012
SILVIO BERLUSCONI COLPEVOLE !
Silvio Berlusconi condannato: 4 anni per il processo Mediaset
Berlusconi è morto agli occhi degli Italiani |
L'ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di
imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, e' stato
ritenuto colpevole cosi' come gli allora manager Daniele Lorenzano (3
anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore
statunitense, suo "socio occulto", Frank Agrama (3 anni): tutti insieme
dovranno versare 10 milioni di euro all'Agenzia delle Entrate a titolo
di provvisionale.
In piu' l'ex presidente del Consiglio si e' visto interdire per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese (una pena accessoria che scattera' casomai la sentenza dovesse diventare definitiva).
La severa condanna di ieri di Berlusconi, la quarta in primo grado su 33 processi e che verra' impugnata entro 15 giorni dalla difesa, si fonda, come hanno spiegato i giudici nelle loro motivazioni contestuali, sul fatto che fu lui a ideare, creare e sviluppare il "sistema che consentiva la disponibilita' di denaro separato da Fininvest ed occulto".
Un sistema, quello della compravendita dei diritti tv, "congegnato e strutturato con mezzi e modalita"' da chi aveva "un potere indiscusso e generale" con un "duplice fine": una "imponente evasione fiscale" e la "fuoriuscita" di denaro "a favore di Silvio Berlusconi", il "dominus indiscusso del gruppo" e proprio colui che aveva quel "potere indiscusso" e "necessario per alimentare, ovunque ve ne fosse la necessita', l'operativita' del meccanismo delittuoso".
Insomma l'ex capo dell'esecutivo viene indicato come il principale responsabile di un sistema illegale: e' sua, per i magistrati, "la pacifica e diretta responsabilita"' nello "sviluppo del sistema" che avrebbe portato avanti anche dopo il suo ingresso in politica con "una particolare capacita' a delinquere mostrata nel perseguire il disegno criminoso" e con cui si sarebbe arricchito ai danni dello Stato ma anche del suo stesso gruppo, per altro, truffato.
In piu' l'ex presidente del Consiglio si e' visto interdire per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese (una pena accessoria che scattera' casomai la sentenza dovesse diventare definitiva).
La severa condanna di ieri di Berlusconi, la quarta in primo grado su 33 processi e che verra' impugnata entro 15 giorni dalla difesa, si fonda, come hanno spiegato i giudici nelle loro motivazioni contestuali, sul fatto che fu lui a ideare, creare e sviluppare il "sistema che consentiva la disponibilita' di denaro separato da Fininvest ed occulto".
Un sistema, quello della compravendita dei diritti tv, "congegnato e strutturato con mezzi e modalita"' da chi aveva "un potere indiscusso e generale" con un "duplice fine": una "imponente evasione fiscale" e la "fuoriuscita" di denaro "a favore di Silvio Berlusconi", il "dominus indiscusso del gruppo" e proprio colui che aveva quel "potere indiscusso" e "necessario per alimentare, ovunque ve ne fosse la necessita', l'operativita' del meccanismo delittuoso".
Insomma l'ex capo dell'esecutivo viene indicato come il principale responsabile di un sistema illegale: e' sua, per i magistrati, "la pacifica e diretta responsabilita"' nello "sviluppo del sistema" che avrebbe portato avanti anche dopo il suo ingresso in politica con "una particolare capacita' a delinquere mostrata nel perseguire il disegno criminoso" e con cui si sarebbe arricchito ai danni dello Stato ma anche del suo stesso gruppo, per altro, truffato.
lunedì 22 ottobre 2012
domenica 21 ottobre 2012
sabato 20 ottobre 2012
Estelle, la nave diretta a Gaza, cosa trasportava !!!
Alberi d’ulivo, 41 tonnellate di cemento, sedie a rotelle, deambulatori e stampelle. E poi stetoscopi ostetrici, libri per bambini, giocattoli, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, attrezzature teatrali, radio Vhf – per la navigazione. Infine un’ancora per l’Arca di Gaza. Questo trasporta il veliero Estelle, fermato in acque internazionali dalla marina israeliana, che ha imposto il blocco navale verso la striscia di Gaza.
La nave carica di aiuti in rotta verso Gaza, degli attivisti filo-palestinesi, tra l’altro salpata dal porto di Napoli una settimana fa, è stata fermata davanti alle coste dalla marina israeliana, è stato annunciato nel sito Freedom Flottilla Italia: «Alle 10.20 di oggi 20 ottobre, in acque internazionali a circa 17 miglia nautiche a nord di Arish, Egitto (secondo le ultime coordinate che sono riusciti a trasmetterci dalla nave) navi da guerra israeliane circondando Estelle e dando il via all’assalto alla nave pacifica – si legge nel comunicato – Navi da guerra israeliane abbordano il veliero Estelle, con i suoi attivisti per i diritti umani e membri del parlamento di diverse nazionalità europee, diretto a Gaza in missione di pace”.
Il viaggio di Estelle è iniziato tre mesi fa dal Mare del Nord ed ha toccato i porti di Svezia, Norvegia, Francia, Spagna ed Italia: ogni tappa è stata segnata da manifestazioni di solidarietà, come a Napoli.
“Estelle è una nave disarmata, in missione umanitaria e di pace, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza – spiegano nel sito gli attivisti – Non può in alcun modo costituire minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Il governo Israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Denunciamo l’ennesimo crimine di guerra del governo israeliano nei confronti di popolazione civile. A nome delle migliaia di persone a bordo di Estelle, chiediamo la fine dell’assedio illegale di Gaza subito da due milioni di persone e per sempre. E il rilascio immediato di tutti i pacifisti prelevati da Estelle con la forza e attualmente ostaggi delle autorità israeliane”.
La nave carica di aiuti in rotta verso Gaza, degli attivisti filo-palestinesi, tra l’altro salpata dal porto di Napoli una settimana fa, è stata fermata davanti alle coste dalla marina israeliana, è stato annunciato nel sito Freedom Flottilla Italia: «Alle 10.20 di oggi 20 ottobre, in acque internazionali a circa 17 miglia nautiche a nord di Arish, Egitto (secondo le ultime coordinate che sono riusciti a trasmetterci dalla nave) navi da guerra israeliane circondando Estelle e dando il via all’assalto alla nave pacifica – si legge nel comunicato – Navi da guerra israeliane abbordano il veliero Estelle, con i suoi attivisti per i diritti umani e membri del parlamento di diverse nazionalità europee, diretto a Gaza in missione di pace”.
Il viaggio di Estelle è iniziato tre mesi fa dal Mare del Nord ed ha toccato i porti di Svezia, Norvegia, Francia, Spagna ed Italia: ogni tappa è stata segnata da manifestazioni di solidarietà, come a Napoli.
“Estelle è una nave disarmata, in missione umanitaria e di pace, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza – spiegano nel sito gli attivisti – Non può in alcun modo costituire minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Il governo Israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Denunciamo l’ennesimo crimine di guerra del governo israeliano nei confronti di popolazione civile. A nome delle migliaia di persone a bordo di Estelle, chiediamo la fine dell’assedio illegale di Gaza subito da due milioni di persone e per sempre. E il rilascio immediato di tutti i pacifisti prelevati da Estelle con la forza e attualmente ostaggi delle autorità israeliane”.
fonte: expost
La notizia è ripresa dalla fonte per intero, per dare maggiore risalto e diffusione.
Tutti i diritti rimangono dei legittimi proprietari.
Da sempre Radicodaritorta si batte per la diffusione delle notizie che i media ufficiali censurano.
Jethro Tull - Live at Madison Square Garden 1978 - Full DVD
Track list:
1. 00:00 Sweet Dream
2. 07:36 One Brown Mouse
3. 11:29 Heavy Horses
4. 19:53 Opening
5. 21:08 Thick As A Brick
6. 33:11 No Lullaby
7. 42:26 Songs From The Wood
8. 47:36 Band Introduction
9. 48:41 Quatrain
10. 49:22 Aqualung
11. 58:10 Locomotive Breath
12. 1:13:42 Too Old To Rock 'N' Roll: Too Young To Die
13. 1:18:09 My God /Cross Eyed Mary
14. 1:25:30 Encore: Locomotive Breath
lunedì 8 ottobre 2012
domenica 7 ottobre 2012
Murales - Vita Contadina
Percorrendo la strada provinciale SP 107 da Lodi in direzione Brembio, nei pressi dello svincolo per la frazione Cà del Parto, nei pressi di un ristornante, è disegnato su una casa questo bellissimo Murales che rappresenta la nostra antica cultura di vita contadina.
Ho pensato quindi di scattare una foto per donarlo a tutti voi.
Mentalmente sono predisposto mentalmente ad associare immagini a canzoni ascoltate nella vita e guradandolo, mi è subito affiorata nella mente questa canzone di Claudio Lolli "il reprise di Ho Visto anche degli Zingari Felici".
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.
E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.
E' vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ho pensato quindi di scattare una foto per donarlo a tutti voi.
Mentalmente sono predisposto mentalmente ad associare immagini a canzoni ascoltate nella vita e guradandolo, mi è subito affiorata nella mente questa canzone di Claudio Lolli "il reprise di Ho Visto anche degli Zingari Felici".
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.
E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.
E' vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
sabato 29 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
martedì 18 settembre 2012
domenica 16 settembre 2012
King Crimson - 21st Century Schizoid Man
i musicisti che suonano qui in questo video sono:
Robert Fripp - chitarra
John Wetton - basso e voce
David Cross - tastiere e mellotron
Bill Bruford - batteria e percussioni
La formazione che invece diede vita ai King Crimson fu:
(I Formazione)
Robert Fripp: Guitars
Ian McDonald: Reeds, Woodwind, Vibes,Keyboards, mellotron, vocals
Greg Lake: Bass, Lead Vocal
Michael Giles: Drums, Percussions, Vocals
Peter Sinfield: Words & Illumination
fonte: Canale Musica RecSando
In The Court Of The Crimson King il primo album dei King Crimson si apre con questa canzone contro la guerra "21st Century Shizoid Man".
L'album che si apriva con questa canzone rappresenta per molti la nascita del movimento progressive rock (i temi sono stati ripresi da tanti gruppi progressive, a cominciare dai Genesis) ma definirlo solo come pietra miliare è sicuramente riduttivo.
Il Re Cremisi, per chi non ne fosse a consocenza, altro non era che Federico II di Svevia, il primo uomo moderno, il nemico della Chiesa (non per niente fu proprio quest'ultima a trovargli quell'affettuoso soprannome dal sapore mefistofelico).
21st Century Schizoid Man, ovvero "Uomo schizoide del ventunesimo secolo" ha questo bellissimo testo contro la guerra.
Cat's foot iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia's poison door.
Twenty first century schizoid man.
Blood rack barbed wire
Politicians' funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty first century schizoid man.
Death seed blind man's greed
Poets' starving children bleed
Nothing he's got he really needs
Twenty first century schizoid man.
e tradotta in italiano dice pressapoco così:
Zampa di gatto, artiglio di ferro
Neuro chirurghi urlano a lungo
Alla porta velenosa della paranoia
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
Sangue tortura filo spinato
Rogo funebre di politicanti
Innocenti violentati dal fuoco del napalm
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
Seme di morto, cupidigia del cieco
Affamati figli di poeti sanguinano
Nulla di ciò che ha gli serve realmente
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
Steve Hackett - Genesis Revisited II
Esce il 22 Ottobre 2012 l'ultimo album di
Steve Hachett "Genesis Revisited II"
Il
26 ottobre è prevista l'uscita in
Italia) “Genesis Revisited II”,Steve rivisita canzoni della sua prima band e alcune della sua
carriera solista legate però a doppio filo all’esperienza Genesis.
Genesis
Revisited II sarà in vendita in doppio cd ad edizione limitata o in vinile
(4 LP + 2 CD!).
Questa la
scaletta (quasi due ore e mezza di musica!).
|
||
CD 1:
The Chamber
of 32 Doors
Horizons Supper’s Ready The Lamia Dancing With The Moonlit Knight Fly On A Windshield Broadway Melody of 1974 The Musical Box Can-Utility And The Coastliners Please Don’t Touch |
CD 2:
Blood On The
Rooftops
The Return Of The Giant Hogweed Entangled Eleventh Earl Of Mar Ripples Unquiet Slumbers For The Sleepers … ... In That Quiet Earth Afterglow A Tower Struck Down Camino Royale Shadow Of The Hierophant |
21st Century Schizoid Band
21st Century Schizoid Band
21st Century Schizoid Band
Altrettanto
interessante l’artwork, corredato dalle bellissime fotografie interne di
Maurizio e Angéla Vicedomini, autori anche della copertina.
Genesis Revisited
II sarà portato in tour l’anno prossimo.
domenica 9 settembre 2012
sabato 8 settembre 2012
The Cure - Show
The Cure Show
0:10 intro (Tape)
3:30 Open
09:55 High
13:25 Pictures of You
21:04 Lullaby
25:30 Just Like Heaven
29:10 Fascination Street
34:15 A Night Like This
38:55 Trust
44:14 Doing the unstuck
48:20 The Walk
51:55 Let's Go To Bed
55:46 Friday I'm In Love
59:35 In Between Days
1:02:32 From The Edge of The Green Sea
1:10:28 Never Enough
1:15:25 Cut
1:20:30 End
1:29:45 To Wish Impossible Things
1:33:50 Primary
1:37:59 Boys Don't Cry
1:41:17 Why Can't I Be You
1:44:47 A Forest
1:58:33 Credits (Tape)
TOTO | Live in Amsterdam (Netherlands, 2003)
Toto Live in Amsterdam, 2003 - durata h. 1.43.48
1 - Girl Goodbye, Goodbye Elenore, Child's Anthem, I'll Supply The Love (Medley)
2 - Gift With A Golden Gun
3 - While My Guitar Gently Weeps
4 - Bodhisattva
5 - Africa
6 - David Paich - Solo
7 - Steve Lukather - Solo
8 - Waiting For Your Love, Georgy Porgy, Lion,English Eyes, Till The End (Medley)
9 - I Won't Hold You Back
10 - Rosanna
11 - Afraid of Love
12 - Hold The Line
13 - Next To You
14 - Home Of The Brave
15 - White Sister
16 - End Credits
Pat Metheny & Charlie Haden - Burghausen (2003)
Pat Metheny & Charlie Haden - Burghausen (2003)
L'intero concerto della durata di h. 1.35.11
mercoledì 29 agosto 2012
giovedì 2 agosto 2012
bob Dylan new album
Un album in cui "tutto funziona e tu devi credere che abbia senso" anche se non è l'album previsto perché "volevo fare qualcosa di più religioso, ma non avevo abbastanza materiale adatto: quello che volevo fare era un disco intenzionalmente, specificatamente religioso. Il che implica molta più concentrazione per seguire 10 volte lo stesso filo conduttore di quanta ce ne voglia per fare il disco che ho finito per pubblicare". Bob Dylan resta un enigma anche quando parla di Tempest, il suo nuovo album che uscirà l'11 settembre, data simbolica come poche. Non capita spesso di ascoltare un artista che confessa di aver pubblicato un disco diverso, e più semplice da realizzare, da quello desiderato. A pochi giorni dalle dimissioni di Jonah Lehrer, il giornalista del New Yorker reo di aver pubblicato dichiarazioni inventate di Dylan in un suo libro, Mr Zimmermam decide di concedere alcune delle sue rare pubbliche riflessioni a Rolling Stone per un'anticipazione sul 35mo album da studio della sua carriera. Registrato a Los Angeles nello studio di Jackson Browne, insieme con l'abituale touring band, con il bassista Tony Garnier, George G. Receli alla batteria, lo specialista di steel guitar Donnie Herron, i due chitarristi Charlie Sexton e Stu Kimball, più David Hidalgo alla chitarra, violino e accordion, l'album contiene "Roll On John", un toccante omaggio al suo amico John Lennon, significativamente scelto come pezzo di chiusura , "Tin Angel", la "devastante" storia di un uomo in cerca del suo amore perduto, la dolente "Soon After Midnight", un brano sospeso tra amore e vendetta, il duro "Pay in Blood", un pezzo in cui Dylan ripete i versi pieni di oscurità "ho pagato con il sangue ma non era il mio". La title track è una descrizione del disastro del Titanic lunga 14 minuti, dichiaratamente ispirata a "Titanic" della Carter Family, uno dei grandi amori musicali di Dylan. "Una notte stavo giocando con quella canzone, mi piaceva quella melodia, mi piaceva molto. Forse riuscirò ad adattare quella melodia, ma dove avrei potuto andarci?". Alcuni degli elementi del brano sono tipici della vicenda, ci sono figure storiche e l'inevitabile conclusione. Ma non tutto è basato su fatti storici. I ponti della nave sono luoghi dove "il fratello si scaglia contro il fratello: hanno combattuto e si sono sbranati l'uno con l'altro", mentre compare Leonardo Di Caprio, protagonista del film di James Cameron. "Si Leo - dice Dylan - la canzone non sarebbe stata la stessa senza di te. Così come il film". "La gente dirà che la canzone non aderisce alla verità, ma un autore di canzoni non deve curarsi di ciò che è veritiero. Ciò che gli interessa è quello che sarebbe potuto accadere o ciò che avrebbe dovuto accadere. Quello è il suo tipo di verità. E' come la gente che ha letto le opere di Shakespeare ma non l'ha mai viste rappresentate. Credo che usino solo il nome di Shakespeare". Nell'articolo di Rolling Stone viene fatto notare che La Tempesta è stata l'ultima opera scritta da Shakespeare: non sarà che Tempest è l'ultimo lavoro dell'ormai settantunenne Dylan? "L'ultimo lavoro di Shakespeare si intitolava La Tempesta. Non era intitolato semplicemente Tempesta. Il titolo del mio album è Tempest. Sono due titoli differenti". Così parlò Bob Dylan. Fonte:ANSA
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