domenica 30 marzo 2003

Bandiere perse

Bandiere perse
ALESSANDRO ROBECCHI
Interessante particolare politico-edilizio dell'attuale situazione italiana: i lettori di Libero hanno tutti le finestre che danno all'interno, sul cortile. Già, perché a sentire il giornale e il suo astuto direttore, decine di migliaia di bandiere a stelle e strisce sarebbero andate a ruba nelle edicole, ma trovarne una appesa alle finestre, visibile dalla strada, è un'impresa titanica. Divertente anche il lancio dell'iniziativa pro-Usa lanciata dallo stesso giornale: una grande manifestazione popolare che appoggi i B-52 e i missili Tomohawk. Prima un annuncio con la fanfara, poi un piccolo ridimensionamento. Poi un rinvio sine-die e un velo (a stelle e strisce?) di silenzio, tanto che persino Bruno Vespa, nella sua trasmissione a decollo verticale, ha dovuto comunicare a una delusissima Clarissa Burt che il suo «madrinato» era sospeso
Pazienza, ce ne faremo una ragione e faremo a meno della grande mobilitazione popolare a favore dell'ultima aggressione americana. Anche se, naturalmente, non è colpa dei tanti volenterosi ansiosi di diventare la cinquantunesima stellina sulla bandiera. Anzi, la colpa è dei comunisti, o meglio del «fascismo della pace», come lo chiama Valerio Riva su Il Giornale. Che, prima di infilarsi incautamente in un ripido toboga di ricostruzioni storiche, racconta un aneddoto degno dei fratelli De Rege. In breve: il papà compra la bandiera americana. Ma la bambina protesta: «Se metti la bandiera americana poi a scuola i miei compagni mi picchiano». Da qui, suppongo, il famoso «fascismo della pace» che attanaglia il Paese. I bimbi trasformati in talebani dalle maestre comuniste. Sono solo due casi minimi di cortocircuito mentale, che però rendono bene l'idea: se pensate che la situazione sia confusa a Bassora, sappiate che nella famosa maggioranza le cose vanno pure peggio. Basta guardare i catto-polisti, che ormai passano le loro giornate in eterno testacoda: siamo solidali ma non belligeranti, anzi belligeriamo solo un po', anzi vorremmo belligerare di più e anche un po' meno, a seconda delle convenienze del momento, dell'umore, del meteo o anche solo del dadaismo estemporaneo. Sparito Silvio, le truppe sono allo sbando e la casa delle libertà è costretta a rilasciare forti quantità di Giovanardi nell'ambiente, incurante degli effetti sulla popolazione civile. La popolazione civile, per fortuna, è civile e quindi se ne fotte, appende le sue bandiere per la pace per il semplice motivo che vorrebbe la pace, e lascia le guardie repubblicane del rais di Arcore a collezionare figure barbine.


C'è da capirli, soffrono le pene dell'inferno: dopo aver passato due anni a dire che loro sono maggioranza e quindi fanno quello che vogliono, si ritrovano a non esserlo più, e visibilmente, con tanto di drappi arcobaleno alle finestre che dicono: noi non ci stiamo. I simboli, Silvio lo sa bene da quando mischiò coppe di calcio e politica, hanno la loro importanza, per cui perdere cento a zero proprio nella battaglia dei simboli gli dispiace assai. Ma forse è solo un problema di comunicazione. Chissà, se i bombardieri mediatici, i Ferrara, i Feltri, i Teodori cambiassero bandiera, potrebbero avere più successo. Per esempio potrebbero convincere i loro lettori ad esporre alle finestre altre bandiere. Quella dell'Arabia Saudita, per esempio, che sostiene la guerra, ma in incognito, manco fosse una loggia massonica coperta. Oppure quella degli Emirati, o del Kuwait, un posto dove le donne non possono votare e c'è praticamente la schiavitù, ma che partecipa insieme a Silvio alla grande crociata per riportare la democrazia in Iraq. Forse avrebbero più successo, perché, si è capito, con la bandiera a stelle e strisce il giochetto non funziona. Per carità, sarà «il fascismo della pace», sarà la pressione indebita dei «sindacalisti dell'arcobaleno» (Massimo Teodori su Il Giornale), sarà il controllo politico delle maestre, tutte sosia di Saddam. Ma tant'è, almeno sui balconi degli italiani gli americani non passano.


da Il Manifesto on line

Stop The War Now


 STOP THE WAR NOW !!!


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

by robdinz Sunday March 30, 2003 at 07:24 PM


Appello per la pace.


L’incontro con i colleghi della tv irachena e di altre testate giornalistiche si è svolto in un cinema in disuso nel pieno centro della città. Due piani sottoterra.
Il cinema, che certamente doveva aver vissuto tempi migliori, è sembrato subito un luogo accogliente perché i rumori dei bombardamenti arrivavano come attutiti. Poco più forti di lontani tuoni di un temporale.


Una decina di giornalisti iracheni e sei tra reporters indipendenti e fotografi,
chi seduto sul bordo del palcosecnico chi sparso lungo le prime due file di sedie.


Inglese, francese, arabo, gesti con le mani, schizzi sui block-notes , tutto andava bene per capirsi.


Intanto una precisazione di non poco conto da parte dei colleghi iracheni: non è vero che 4.000 “kamikaze”sono pronti al “martirio”come è stato rilanciato con clamore dalla stampa di tutto il mondo riprendendo le parole pronunciate dal vice ministro della difesa dell’Iraq.
Un altro è il significato di quella dichiarazione: 4.000 volontari di paesi arabi confinanti con l’Iraq sono entrati in territorio iracheno manifestando la loro volontà di unirsi all’esercito di Baghdad per combattere gli invasori anglo-americani.
I 4.000 volontari si sono detti disposti a combattere casa per casa e persino fuori dall’esercito regolare. Ma nessuno ha mai affermato che si tratti di “kamikaze” pronti a gettarsi imbottiti di tritolo contro i soldati invasori.
I colleghi sostengono che potrebbe persino trattarsi di errori di traduzione o di incomprensione della dichiarazione del vice ministro e portavoce dell’esercito.
Tuttavia, si domandano, come è possibile che tutta la stampa ed i network televisivi abbiano tradotto male?


Preso atto di questa dichiarazione, come dire, preliminare, dei colleghi iracheni, ma di fondamentale importanza per i colleghi europei, che hanno potuto così capire ufficialmente quale fosse un altro dei metodi di disinformazione attuati a discapito dell’opinione pubblica internazionale, i colleghi iracheni si sono dichiarati stupiti ed addolorati per la pressochè totale assenza di informazione e solidarietà internazionale sui ripetuti bombardamenti che hanno colpito la Iraqi Tv, lasciando a terra numerosi feriti tra giornalisti, tecnici ed impiegati. Lasciando senza lavoro (e senza luogo di lavoro) la stragrande maggiornaza di loro, costretti ora in pochi, con mezzi di fortuna ed in locali provvisori a volgere il proprio mestiere. E cercando di fatto di ridurre al silenzio l’informazione irachena.
Considerano poi pretestuosa (fino al ridicolo) la giustificazione addotta dagli Stati Maggiori anglo-americani sul fatto che i soldati iracheni prendessero ordini militari atraverso le trasmissioni di Iraqi Tv. Che sarebbe come a dire che decine di migliaia di uomini ed i loro comandanti, nei deserti dell’Iraq, ogni tanto si fermano e accendono la tv per aspettare ordini in codice. (Ripeto: in mezzo al deserto).
Lamentano, i colleghi iracheni, il silenzio sui bombardamenti che hanno colpito anche redazioni di giornali e tipografie. Causando numerosi feriti e la chiusura di alcuni organi di informazione.


Via mail era giunta ad un reporter indipendente, nella giornata di ieri, una dichiarazione della “International Federation of Journalists”(“Ifj”) che condannava e stigmatizzava i bombardamenti sulla tv irachena. Con un po’ di difficoltà questo breve documento è stato tradotto in una lingua comprensibile da tutti.
Ripreso in inglese e firmato da tutti i presenti all’incontro. Ora cercheranno di inviarlo alla “Ifj”.


Infine, in modo drammatico, i colleghi iracheni hanno rivolto un appello ai reporters indipendenti, e tramite loro alle:


Nazioni Unite
Agli organi d’informazione indipendenti di tutto il mondo
Alle Organizzazioni Umanitarie
All’Opinione Pubblica di tutti i paesi del mondo che si è schierata per la pace
Ai Governi che si sono dichiarati contro la guerra


Perché attraverso l’applicazione della “Convenzione di Ginevra” si ponga fine:


Ai bombardamenti che colpiscono gli organi d’informazione
Ai bombardamenti sui siti civili che ancora sono ingrado di fornire, anche se a non più del al 5% della popolazione civile ed agli ospedali di Baghdad, acqua ed energia elettrica.


Che i Governi di Washington e Londra vengano condannati dalle Nazioni Unite per violazione degli accordi della Convenzione di Ginevra i bombardamenti sulle scuole sull’università e sulla biblioteca nazionale
Che vengano sospesi immediatamente i bombardamenti sulla capitale che provocano
quasi esclusivamente feriti e vittime civili
Che si apra entro le prossime ore un canale umanitario gestito dall’Onu e dalle organizzazioni umanitarie, protetto delle bombe e dai missili, che consenta di poter rifornire di cibo e acqua la popolazione civile ridotta ormai allo stremo.
Che consenta l’arrivo di medicinali per contenere le infezioni, medicinali salva-vita e attrezzature sanitarie indispensabili.
Che si consenta a quanti vogliano lasciare il paese di poterlo fare in sicurezza ed essere accolti in campi profughi dignitosi.
Che si ponga fine ai bombardamenti su tutto il territorio dell’Iraq per poter soccorrere la popolazione civile ormai completamente priva da giorni, in moltissime regioni del paese, di cibo, acqua, energia elettrica e medicinali.
Che si organizzi subito una solidarietà internazionale, ad ogni livello e sotto ogni forma, per evitare il genocidio di una intera popolazione di uomini, donne e bambini già impoveriti e provati da 12 anni di durissimo embargo economico.


Che si ponga fine ad una guerra ingiusta ed illegale di aggressione imperialista contro l’Iraq ed il suo popolo.



I reporters indipendenti hanno preso atto del documento dei colleghi iracheni condividendone lo spirito e la sostanza. E hanno dichiarato che faranno quanto nelle loro possibilità e quanto nelle loro capacità per far giungere questa drammatica testimonianza fuori dall’Iraq.
E si sono detti sicuri, mentre abbracciavano i colleghi nel lasciare la riunone nel cinema, che nessuna disinformazione nessuna censura, nessuna incomprensione di traduzione potrà fermare questo appello.


Fuori dal cinema è già buio. I fragori delle bombe e dei missili sono tornati assordanti. Per alcuni c’è molta strada da fare, a piedi, quasi di corsa, seguendo e ricordando le indicazioni fornite dai bambini di Baghdad. Stasera non si starà insieme, quasi tutti divisi perché ciascuno deve avere davanti un telefono per provare e riprovare a prendere quella benedetta linea per un messaggio, una mail. Per rilanciare il prima possibile a più persone possibile l’appello dei colleghi iracheni.


Che la notte sia leggera.
r.


venerdì 28 marzo 2003


Se gli USA attaccano l'Iraq senza il supporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il mondo sarà impotente per fermarlo? La risposta è no! Con una procedura chiamata "Uniting for Peace" l'Assemblea Generale dell'ONU può chiedere un immediato cessate il fuoco e ritiro.


http://www.disinformazione.it/unitingforpeace.htm Fonte: http://www.disinformazione.it
Cosa può fare il mondo se Bush attacca l'Iraq?
"UNITING FOR PEACE"
di Geremy Brecher,
http://www.counterpunch.org 5 marzo 2003 - traduzione Carla Cenciotti


Se gli USA attaccano l'Iraq senza il supporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il mondo sarà impotente per fermarlo? La risposta è no!
Con una procedura chiamata "Uniting for Peace" l'Assemblea Generale dell'ONU può chiedere un immediato cessate il fuoco e ritiro.
Il movimento mondiale per la pace dovrebbe considerare questa possibilità.
Quando l'Egitto ha nazionalizzato il canale di Suez nel 1956, la Gran Bretagna, la Francia e Israele invasero l'Egitto ed iniziarono l'avanzata verso il canale di Suez. Il presidente USA Eisenhower chiese che l'invasione cessasse. Al Consiglio di Sicurezza dell'ONU la Francia e la Gran Bretagna posero il loro veto per la risoluzione del cessate il fuoco. Gli Stati Uniti si appellarono all'Assemblea Generale e proposero una risoluzione per il cessate il fuoco e il ritiro. L'Assemblea Generale riunì una sessione di emergenza e la risoluzione passò. La Francia e la Gran Bretagna si ritirarono dall'Egitto in una settimana.
L'appello All'Assemblea Generale fu fatto secondo una procedura chiamata "Uniting for Peace". Questa procedura fu adottata dal Consiglio di Sicurezza in modo che le Nazioni Unite possano agire anche quando il Consiglio stesso si trova in fase di stallo a causa dei diritti di veto. Questa risoluzione la n. 377 prevede che in caso di "minaccia alla pace, violazione delle pace o atti di aggressione" ed i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non si accordano sulle misure da prendere, l'Assemblea Generale può riunirsi immediatamente e raccomandare misure collettive ai membri dell'ONU per "mantenere e restaurare la pace e la sicurezza internazionale".
Il meccanismo "Uniting for Peace" è stato usato dieci volte e principalmente su iniziativa degli Stati Uniti.
[...]
Gli avvocati del Centro per i diritti costituzionali (Center for Constitutional Rights) hanno abbozzato una proposta di risoluzione "Uniting for Peace" che i governi possono sottomettere all'Assemblea Generale.
Questa dichiara che un'azione militare senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza è contrario alla carta delle Nazioni Unite e alla legge internazionale.
I movimenti per la pace di tutto il mondo possono già da ora cominciare a discutere sul valore di questa risoluzione [ndT questo scritto è datato 5 marzo, prima dell'inizio dei bombardamenti] e se si dovesse giungere ad una valutazione positiva si potrebbe mettere al centro delle richieste già nelle prossime manifestazioni mondiali contro la guerra. Si può esercitare pressione sui governi che si dichiarano contrari alla guerra, che sono la maggior parte dei paesi membri dell’ONU, e chiedere che intraprendano e sostengano questa risoluzione.
I Paesi che si oppongono a questa guerra possono già stabilire, nel caso il Consiglio di Sicurezza si trovasse ad un punto morto e l'attacco all'Iraq fosse imminente o in corso, di riunire l'Assemblea Generale sulla base di un'emergenza, condannare l'attacco e ordinare agli Stati Uniti il cessate il fuoco ed il ritiro.
Prima inizia la discussione per creare le basi ad un'azione in tal senso meglio è.
Un'ampia opinione pubblica aiuterà i governi a superare la loro probabile riluttanza a fare un passo del genere.
[...]


Jeremy Brecher è uno storico ed autore di dodici libri fra cui "STRIKE" e
"GLOBALIZATION FROM BELOW". Si può contattarlo a:
jbrecher@igc.org.
Le informazioni su "Uniting for Peace" sono prese da: A U.N. Alternative to War: 'Uniting for Peace di Michael Ratner, Center for Constitutional Rights and Jules Lobel, University of Pittsburgh Law School.
http://act.greenpeace.it/

domenica 23 marzo 2003

BAMBINA: (rivolta al padre) Papa', tutti a scuola ogni giorno, a cominciare dalla maestra, parliamo della guerra, e' una guerra umanitaria, e' vero, papa'?
PADRE: Si', gli americani contro gli arabi.
BAMBINA: Noi siamo con gli americani, vero?
PADRE: Si', e' naturale, siamo coi piu' forti.
BAMBINA: Molto forti, papa'?
PADRE: Si', strapotenti!
BAMBINA: Allora vinceremo, papa'!
PADRE: Ah, non c'e' dubbio.
BAMBINA: Sono contenta che vincano i buoni, perche' noi e gli americani siamo i buoni, vero papa'?
PADRE: Certo, i buoni contro i cattivi!
BAMBINA: Che sono gli arabi, vero papa'?
PADRE: Si'... no, non tutti gli arabi sono cattivi... quelli del Kuwait e dell'Arabia Saudita, per esempio sono buoni.
BAMBINA: La maestra dice che i buoni americani stanno lanciando un sacco di bombe, una al minuto, sugli arabi cattivi... e' vero papa'?
PADRE: Si', esattamente 3000 bombe in 48 ore.
BAMBINA: Mamma mia... e bim-bom-bom... chissa' che rumore! Allora ci saranno molti morti...
PADRE: Credo che si', e' inevitabile.
BAMBINA: Anche bambini?
PADRE: Si', ma sono stranieri, altra gente. Noi non li conosciamo.
BAMBINA: Non li conosco neanch'io! Beh, meno male. Sono contenta di non conoscerli. Sono bambini cattivi papa'?
PADRE: No, ma che c'entra... i bambini non hanno nessuna colpa... poverini, sono innocenti.
BAMBINA: Innocenti come quelli della strage di Erode?
PADRE: Ma cosa c'entra? Erode era cattivo e non amava i bambini, anzi li odiava.
BAMBINA: Allora anche gli americani...
PADRE: Ma no, non far confusione! E' per via che 'sti bambini arabi per caso si trovano li'...
BAMBINA: In un posto dove non dovrebbero essere...
PADRE: Si', fuori posto... nel posto sbagliato, proprio dove cadono le bombe... e' un incidente involontario... vittime collaterali.
BAMBINA: E allora perche' gli americani non gridano con l'altoparlante "Bambiniiii collaterali spostatevi tutti di la'! Tutti i bambini vadano nei prati... lontano dalle case e dai palazzi... che noi dobbiamo buttare bombe sulla citta'!"
PADRE: Ma figurati... gli americani mica possono avvertire dove vanno a buttare le bombe, senno' tutti scappano dalla citta' e allora il loro programma dove va a finire?
BAMBINA: Che programma, papa'?
PADRE: Quello che chiamano "colpisci e terrorizza" . Chi terrorizzano se scappano tutti!
BAMBINA: Oh, che stupida che sono! E poi se dicono ai bambini "Fuori, andate nei prati!" ci vanno anche le mamme e i papa' travestiti da bambini.
PADRE: Ecco, si', mettiamola cosi'. Adesso pero' mettiti tranquillo e mangia, che si raffredda tutto.
BAMBINA: Si', si'... mangio... pero' intanto spiegami papa'... non e' mica contro tutti gli arabi che l'America fa la guerra?
PADRE: Ma scherziamo, di certo che no. I musulmani sono piu' di un miliardo... staremmo freschi!! La guerra si fa solo contro gli iracheni che sono sei milioni in un territorio piu' grande del nostro.
BAMBINA: Ah, ecco... allora sono solo loro i cattivi.
PADRE: Beh, per adesso...
BAMBINA: Come per adesso?
PADRE: Beh, diciamo che adesso, in 'sto momento gli iracheni sono i cattivi piu' pericolosi.
BAMBINA: Ah, eh gia'... allora diciamo che gli altri sono piuttosto buoni, buonini, buonaccioni... sono poveri ma buonissimi.
PADRE: No, non sono tutti poveri, ce ne sono anche di molto ricchi...
BAMBINA: Ma come mai... se hanno solo della gran sabbia e cammelli?
PADRE: E no, hanno anche il petrolio... hanno i giacimenti di petrolio piu' ricchi del mondo!
BAMBINA: Ah, ho capito, quelli che hanno tanto petrolio sono i piu' buoni, e quelli senza, sono i cattivi.
PADRE: Beh, non esageriamo...
BAMBINA: Si', non esageriamo. Adesso che mi viene in mente... la maestra dice che i capi americani sono tutti petrolieri...
PADRE: Beh, in un certo modo e' vero.
BAMBINA: E ai petrolieri ci piace il petrolio. E com'e' che tutti quelli che hanno il petrolio vanno d'accordo fra di loro e si vogliono bene?
PADRE: No, non e' cosi' semplice... tanto per cominciare, per esempio, questo capo degli arabi iracheno, che si chiama Saddam, ha tanto petrolio eppure e' cattivo.
BAMBINA: Ma va? Un petroliere cattivo?! Com'e' possibile! Pero' se questo arabo cattivo da' tutto il suo petrolio agli americani... allora diventa buono!
PADRE: No, non e' cosi' semplice...
BAMBINA: Non e' semplice, non e' cosi' semplice... pero' e' cosi'!! Di' di no!?
PADRE: Ma che ne sai tu, una bambina, di certe cose da grandi.
BAMBINA: La mia maestra ha detto che si', gli americani vogliono il petrolio dell'arabo cattivo, perche' a loro gli piace e vogliono il petrolio anche degli altri...
PADRE: Quali altri?
BAMBINA: Aspetta che ce l'ho qui scritto sul mio diario... eccoli qua: quello del Sudan, quello della Libia, quello dei Siriani... Emirati del Golfo, i Colombiani...
PADRE: Basta cosi'! Quella tua maestra e' una chiacchierona sovversiva... domani vado dal preside, la faccio cacciare e a te ti cambio di scuola!
BAMBINA: E allora se tu vai dal preside a fare 'sta porcata, io non vado piu' a scuola... (scoppia a piangere) in nessun'altra scuola!
PADRE: Cosa? Come ti permetti di rispondere cosi' a tuo padre? Vieni qua che ti do uno schiaffo!
BAMBINA: (sempre piangendo) Va bene, fai pure, dammi tutti gli schiaffi che vuoi... e io telefono al Telefono Azzurro e dico che sei cattivo e che oltre a picchiarmi vuoi cacciar via la mia maestra che ci insegna cosi' bene... e ci insegna facendoci giocare... (continua a piangere).
PADRE: Su, non piangere... Sentiamo... che gioco giocate per imparare?
BAMBINA: La battaglia cielo-terra, che noi chiamiamo anche portaerei e missili.
PADRE: Ah, una specie di battaglia navale...
BAMBINA: Si', con delle regole uguali a quelle di Risiko e Monopoli con tanto di dadi e carte da pescare.
PADRE: Che carte?
BAMBINA: Quelle normali: c'e' il re di picche che e' la Russia, poi il re di fiori la Francia, la regina di cuori l'Inghilterra, l'asse pigliatutto l'America.
PADRE: Ah, simpatico.
BAMBINA: Si', molto... ci divertiamo un sacco.
PADRE: E il presidente degli italiani... che carta e'?
BAMBINA: Il due di picche... cerca di leccare i piedi a tutti i re ma nessuno lo caga!
PADRE: Ehi, dico... e' questo il modo di esprimersi?
BAMBINA: Non lo dico io, e' il titolo del gioco "Mettiti col piu' forte senno' nessuno ti caga".
PADRE: Basta! Basta. Mangia e taci!
BAMBINA: Si' mangio... ma a lui non lo caga nessuno lo stesso!

Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo

Care amiche, cari amici,
giovedi’ 27 marzo, alle ore 20,30 (non alle 21 come annunciato inizialmente) andra’ in onda lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame: Ubu-Bas Va alla guerra.
Questo spettacolo verra’ trasmesso da un gruppo di 19 (per ora) televisioni locali, verra’ inoltre trasmesso via satellite e anche via internet. In questo momento sentiamo la necessita’ di tentare di raggiungere un pubblico il piu’ vasto possibile per raccontare alcuni fatti che le televisioni censurano sulla guerra in Iraq e Afghanistan, sul petrolio e sugli interessi che stanno dietro a questi conflitti.
Abbiamo quindi deciso di tentare di affiancare le iniziative televisive che il movimento sta sviluppando con le televisioni di strada, Global Tv e No War Tv, con un esperimento di tipo teatrale. Se ci riusciremo sara’ un risultato positivo dal punto di vista dell’informazione ma anche un esperimento nel processo di creazione di una
Tv indipendente. Noi non abbiamo intenzione di fondare una tv, non abbiamo ne’ i mezzi ne’ le capacita’ ma crediamo utile sapere che tipo di risposta potrebbe incontrare uno spettacolo teatrale diverso.
Chiediamo quindi a tutti di aiutarci a diffondere la notizia.

La trasmissione sara’ visibile sui seguenti canali locali e su internet (solo per chi ha una connessione adsl) all’indirizzo
http://www.francarame.it dove troverete anche la lista, via via aggiornata, delle televisioni che
accetteranno di trasmettere lo spettacolo e (a partire da lunedi’) le indicazioni per vedere la trasmissione via satellite. Inoltre lunedi’ 24, a Milano, al teatro Ventaglio Nazionale, alle ore 20,45 si terra’ lo spettacolo ”Ubu Bas va alla guerra”. La registrazione di questa serata servira’ come base della trasmissione di giovedi’ 27. Sul sito troverete anche un banner che linka alla pagina dove ci sono tutte le informazioni, per chi volesse pubblicarlo sul proprio sito.

Piemonte Valle D’Aosta: Rete 7
Liguria: Tele Citta’
Lombardia: Tele Lombardia
Friuli: Tele Friuli
Venetono: Rtl-Rete Azzurra (circuito Europa 7)
Emilia Romagna: E’ Tv
Marche: Tv Centro Marche (circuito Europa 7)
Umbria: Umbria Tv
Toscana: Teleregione (circuito Europa 7)
Lazio: Tvr Voxon (circuito Europa 7)
Abruzzo e Molise: Tvq (circuito Europa 7)
Campania: Canale 8 (circuito Europa 7)
Calabria: Rtc (circuito Europa 7)
Puglia: Tele 2
Sicilia: Tele Etna - Tele Scirocco (circuito Europa 7)
Sardegna: Tcs- Tele Nova

INDICAZIONI STRADALI SPARSE PER TERRA


Era un anno fertile per il grano come mai in passato, era tutto in abbondanza… Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l’anima a dio.


Nei giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con sé la polvere dei deserti d’oltre mare.
I vecchi dissero: ci sarà la guerra! Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulla.


Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! Solo cantammo per intere giornate, fino a restare senza voce, per poter consumare tutte le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata dal tempo.


1. Quando intravedono il primo cadavere per la strada, le persone voltano la testa, vomitano e perdono i sensi. Senti il tremore per primo nelle ginocchia, poi ti manca l’aria, ti gira l testa. Sono di aiuto in questi casi l’acqua fredda, leggeri schiaffi. Se lo svenuto non rinviene, sdraialo sulla schiena e sollevagli le gambe in aria. Se il cadavere di quel giorno era un suo parente o comunque un vicino, non permettergli di avvicinarsi e di guardarlo. Le ferite causate dalle granate sono in genere causa di un nuovo
svenimento. E non si ha tanto tempo a disposizione. È raccomandabile piangere, fa bene al cuore. Ma neppure per questo c’è tanto tempo a disposizione.


2. Se la città è in stato d’assedio, occorre mandare i più coraggiosi a tentare di portare i sacchi di plastica opachi per i cadaveri. Se questi non tornano, bisogna avvolgere i morti in lenzuoli bianchi. Non è raccomandabile seppellirli senza. Ciò fa diffondere il panico e la paura della morte diventa facilmente la
paura di finire sepolti allo stesso modo.


3. La sepoltura si svolge di notte, per motivi di sicurezza. Perciò, prima della sepoltura, bisogna accertarsi per bene dell’identità del defunto. Nel caso di corpi dilaniati, bisogna stabilire con precisione i pezzi che appartengono a ciascun corpo. Se si verificano ugualmente degli errori, è meglio evitare di
ammetterlo successivamente. Tanto per i morti è lo stesso. Se vicino alla persona che è stata sepolta, sul posto dell’uccisione, si trovano altre parti di corpo, e si è però già provveduto alla sepoltura, non bisogna gettare i resti nella spazzatura, poiché in genere si radunano i cani affamati. La cosa migliore, se si ha tempo e voglia, è di raccogliere in un sacchetto tutto quello che è rimasto e di seppellirlo in superficie vicino alla tomba. Bisogna stare attenti che non se ne accorgano i familiari, perché loro
concepiscono il cadavere come un tutt’uno e tale frammentazione rappresenterebbe per loro una ulteriore dolorosa frustrazione.


4. In guerra nessuno è matto. O almeno ciò non si può asserire nei confronti di nessuno. Molti di quelli che erano matti prima della guerra, in guerra si mettono in mostra molto bene. Come combattenti coraggiosi, convinti delle idee dei loro capi.


5. In guerra nessuno è intelligente. Non devi credere alla verità di nessuno. Le lunghe disquisizioni sull’insensatezza della guerra del professore di una volta, in un batter d’occhio si trasformano in un selvaggio grido di guerra, appena egli viene a conoscenza del fatto che il suo bambino gli è morto per la strada.


6. Non ricordarti di nulla. Prova a dormire senza sonno. Devi ornarti di amuleti e abbi fede nel fatto che ti aiuteranno. Abbi fede in qualsiasi segno. Ascolta attentamente il tuo ventre. Agisci secondo le tue sensazioni. Se pensi che non bisogna camminare per quella strada, allora vai per un’altra.


7. Non avere paura di niente. La paura genera nuova paura. Ti blocca. Devi credere fermamente di essere stato prescelto a restare vivo.


8. Non lasciare lavori compiuti a metà. Salda i debiti. Devi essere pulito. Non fare nuove amicizie. Già con quelle vecchie avrai abbastanza preoccupazioni.


9. Proteggi i ricordi, le fotografie, le prove scritte del fatto che sei esistito. Se tutto brucia, se perdi tutto, se ti prendono tutto… dovrai dimostrare anche a te stesso che una volta eri. Ammassa tutto nei sacchi di plastica, seppellisci nella terra, mura nelle pareti, nascondi, e solo ai tuoi più cari svela la mappa
per raggiungere il tesoro.


10. Non ti legare alle cose, alla terra, ai muri, alle case, ai gioielli, alle automobili, agli oggetti d’arte, alle biblioteche… Trasforma in denaro tutto ciò che ha ancora un prezzo. E tuttavia, non legarti in alcun modo al denaro. Appena puoi scambialo con la tua libertà.


11. Adoperati per il bene delle persone. Sempre. Il più delle volte non lo meritano, ma tu fallo ugualmente. Non aspettarti alcuna riconoscenza. Non chiedere per chi fai il bene. Non legarti alle tue azioni.


12. Non dire ciò che pensi. Non essere così stupido a tal punto. Perché appena pensi non appartieni più a loro. Non tacere, perché non possano pensare che pensi a qualcosa. Parla, così, giusto per parlare.


13. Se ti imbatti nel pericolo, non essere coraggioso, anche spinto dalla disperazione. Tenta di sopravvivere. Fai tutto quanto è nelle tue possibilità. Soltanto devi stare attento a non mettere altri in
pericolo con i tuoi tentativi. Finché non sei morto sei vivo. Sembra comprensibile. Non togliertelo mai dalla testa. Se devi sacrificarti, fallo per le persone cui vuoi bene, for farlo mai, in nessun modo, per delle idee. Il tuo sacrificio verrà giudicato dagli altri sempre in maniera scorretta, a seconda della loro
coscienza e della loro prospettiva. Le idee passeranno, si rovineranno, diventeranno comiche. Se resti vivo, vedrai quanto sarà difficile continuare a credere in loro.


14. Non supplicare per nessun motivo. Non supplicare nessuno. Neanche se c’è di mezzo la vita. È una questione di buon gusto. Pensa solo cosa vuol dire vivere sullo stesso pianeta con una persona che ti ha risparmiato la vita.


15. Non devi metterti a capo di nessuno. Per nessuna ragione. Quando ti volti a cercare aiuto, dietro a te non ci sarà nessuno. Non fare affidamento su nessuno, ma non sottrarti al fatto che quelli che ami fanno affidamento su di te. Questo è salutare anche per te. Devi sapere: perché? Gli obiettivi non devono essere
grandi, in nessun modo di carattere generale. Conoscevo una persona che per tutto il tempo ha desiderato bere una birra. È vero: non ci è riuscito, ma era splendido vivere desiderandolo.


16. Non devi stupirti di nulla. Di ogni possibile prodigio. Non devi farti deprimere da nessuna cosa. Anche prima erano tutti fatti così, solo che le condizioni erano diverse da quelle di adesso. Questa è la prima occasione per mettersi alla prova. Così tanti sono delusi da se stessi che in confronto la tua delusione è
un nonnulla. Se qualcuno ti tradisce una volta, non lasciargli la possibilità di farlo un’altra volta.


17. Cerca di essere sempre prudente. Se hai bisogno di una buca in cui ripararti, scavatela da solo. Se qualcun altro lo fa per te, la buca potrebbe rivelarsi troppo piccola.


18. Non hai il diritto di adirarti con nessuno. E tuttavia, non devi dimenticare nulla. Quando tutto è finito, decidi di cosa non vuoi più ricordarti. Se tutto è passato. Non dimenticare gli esami che alcuni non hanno superato.


19. E però non fondarti su questo. Non aspettare l’occasione per poterti rivalere. La vendetta ti deve essere estranea. Una questione che appartiene ad altri. Se sopravvivi, vivi per te e quelli che sono sopravvissuti insieme a te.


20. E ancora, non vedere mai di essere il Signore della Verità. Nessuno lo é. A te è sembrata in questo modo. A un altro è sembrata diversamente. Mantieni per te il pezzetto della tua verità. Servirà soltanto a te. Rinuncia al diritto di scrivere la storia dell’assedio. Non contrapporti ai nomi di quei morti che sono
stati scelti come eroi. Non sperare di riuscire a mettere a posto qualcosa, neanche una ingiustizia rimasta in sospeso. In quel momento, quando hai intravisto il primo cadavere sulla strada, la storia del dopoguerra era già stata scritta. Poi ci metteranno solo i nomi delle persone, delle città, delle montagne, i baluardi
che si sono gloriosamente difesi e i baluardi che sono gloriosamente caduti. Non c’è posto qui per la tua verità.


Ora che sai tutto questo, prova a proteggere te stesso e forse a salvarti la testa. Se non ti riesce, almeno non ti annoierai.


Nedzad Maksumic
Poeta bosniaco e regista del Lik Teatar


(trad. a cura di Igor Pellicciari)


tratto dal libretto del cd “materiale resistente”

sabato 22 marzo 2003

Blitz di Greenpeace all'altare della patria: Berlusconi premier guerrafondaio

Roma, 22 marzo 2003 - Alle 10,30 di questa mattina una ventina di attivisti di Greenpeace si sono introdotti nell’Altare della Patria, a Piazza Venezia, a Roma. Due scalatori si sono arrampicati sui piloni delle bandiere italiane a circa 20 metri d’altezza, riuscendo a stendere uno striscione nero di 20 metri per 5 che riproduce il volto di Berlusconi con un elmetto da soldato americano e la scritta: “Un impegno concreto: guerra”.

Solo dopo 2 ore le forze dell’ordine sono riuscite, con l’ausilio dei vigili del fuoco, a rimuovere lo striscione e a quel punto gli attivisti sono scesi. “Berlusconi ha sostenuto e sostiene l'atto di aggressione illegale di Bush nei confronti dell'Iraq- afferma Domitilla Senni, direttore generale di Greenpeace - così facendo ha calpestato la volontà pacifista della maggioranza degli italiani ed il dettato costituzionale. Con questa guerra Bush e i 30 governi che lo sostengono tra cui quello di Berlusconi, umilia le Nazione Unite e tenta di imporre la politica unilaterale degli Stati Uniti al resto del mondo".

Greenpeace chiede un immediato cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati per la pace e il disarmo. Questa guerra avrà devastanti conseguenze sia umanitarie che ambientali. Questo attacco è un' affronto per tutti coloro che credono nella pace, nella democrazia e nel ruolo imprescindibile delle istituzioni internazionali. “L’uso delle tattiche “terrorizza e colpisci”, con bombardamenti massicci e indiscriminati è illegale per il diritto internazionale e si tradurrà in perdite umane, danni alle infrastrutture civili ed un disastro ambientale che lascerà un’eredità di morte per le generazioni a venire” afferma Senni. Le regole base del diritto umanitario dicono che è illegale lanciare attacchi indiscriminati a obiettivi civili, eppure è il Pentagono ad affermare: “non ci sarà un posto sicuro in tutta Baghdad”.

Greenpeace continua a protestare, in tutto il mondo, contro la guerra. Ieri ci sono state manifestazioni in Hong Kong, in Gran Bretagna, Grecia, Spagna e Germania. Altre sono attese per oggi in altri paesi.

mercoledì 5 marzo 2003

PETER GABRIEL SANREMO E LA PACE

Si siede, gli progono una bandiera arcobaleno che inneggia alla pace, se la stende sulle ginocchia, poi la stringe al cuore. Per Peter Gabriel evitare questa guerra è una priorità.
Peter è ancora il genio musicale a cavallo tra due millenni, l'artista sublime che della globalizzazione ha fatto il suo strumento, spogliandola dell'imperialismo e rivestendola di creatività. Nell'intervista Gabriel non ha per niente l'aria di uno che la prende alla leggera.
dice:
"per me la guerra è una risposta barbara a una situazione difficile. E' d'obbligo sostenerlo davanti ad una platea vasta come questa, in uno spettacolo come il festival che in fondo rappresenta solo la parte più avida dello show business. Non ci sono giustificazioni a una guerra come questa se non una frenetica corsa al petrolio. La pace si verifica quando si rispettano i diritti degli altri, anche quelli irakeni. Io sono per l'unità economica e politica del pianeta Terra. Questa è la globalizzazione che mi piace, io la chiamo cooperazione internazionale e non è certo quella contro la quale protestano i no global. Ho parlato con astronauti che sono stai nello spazio e mi hanno raccontato di come è cambiata da lassù la loro visione del mondo.
Da lontano è un'unica palla blu. L'idea di dividerla è ridicolo, criminale. Apettiamoci un attacco da Marte, non dall'Iraq. Bush, Blair, finitela. Fermate la guerra, usate l'intelligenza.

Alla sera, verso le 22.50 entra a Sanremo sul palco, in una breve intervista dice che la televisione racchiude in se una piccola dose di intelligenza e di cultura, e che se ci sono tante televisioni, questa dose si spande in mille frammenti e la televisione diuventa spesso spazzatura. Se ci fosse una sola televisione, la cultura e l'intelligenza sarebbero concentrate e sarebbe per tutti più facile apprenderne i valori. Prima di cantare Growing Up, dice .... questa canzone è contro la guerra.
Durante lo show, entra in una palla e rotola per il palco.
.....commento
E' la terra la nostra salvezza, non distruggiamo la nostra palla !!!!

lunedì 3 marzo 2003

Anche Peter Gabriel (martedì a Sanremo) si schiera contro la guerra

A poche ore di distanza dalla discesa in campo di George Michael contro una possibile guerra in Iraq, anche Peter Gabriel, atteso martedì al festival di Sanremo, è passato decisamente dalla parte dei pacifisti. Come l'ex Wham, l'ex Genesis è convinto che il premier britannico Tony Blair abbia torto. In quanto al presidente USA George W. Bush, "sarebbe meglio se l'America venisse affidata ad un altro". Gabriel ha esternato il proprio credo al tabloid britannico "Mirror", l'unico dei "red top" del Regno Unito ad essersi apertamente schierato contro l'opzione militarista del governo laburista. Forse non a caso il "Sun", l'acerrimo rivale del "Mirror", appoggia invece incondizionatamente Blair. Il musicista ha aderito alla petizione lanciata appunto dal "Mirror", una raccolta di firme che ha ampiamente sorpassato quota duecentomila.
(1 mar 2003)
fonte: rockol.it
Il 5 marzo digiunerò per la pace, per la pace nel mondo, e non mi importa sapere che questo appello arrivi dal Pontefice Cattolico.
Avrebbe potuto anche arrivare dalla sinistra o dalla destra o dal centro o dal movimento dei no global.
La pace è sempre la pace e io scendo con la mia bandiera di pace a digiunare, perchè la pace non ha barriere, non ha confini, non ha ideologie.
Ogni occasione è buona per manifestare il dissenso alla guerra, ogni appello è doveroso per fermare il massacro dei popoli.
Il 5 marzo, preghero' per tutti voi, ciechi e sordi, perchè il silenzio della pace è meglio del rumore della guerra, perchè la pace non si combatte con gli schieramenti politici.
Un ateo cattolico ebreo mussulmano, laico.