mercoledì 26 febbraio 2003

La paura

In verità abbiamo paura.
Nasciamo all'oscuro.
Le esistenze sono poche:
postino dittatore, soldato.
Il nostro destino, incompleto.

Siamo stati educati alla paura.
Odoriamo fiori di paura.
Vestiamo panni di paura.
Di paura, rossi fiumi
guadiamo.

Siamo uomini soltanto
e la natura ci ha traditi.
Ci sono alberi, ci sono fabbriche,
e fame, epidemie.

Ci rifuggiamo nell'amore,
questo celebre sentimento,
e l'amore è venuto meno: pioveva,
c'era vento, faceva freddo a San Paolo.

Faceva freddo a San Paolo...
Nevicava.
La paura, con la sua cappa,
ci mimetizza e ci culla.

Ho avuto paura di te,
mio compagno scuro.
Di noi, di voi; e di tutto.
Mi fa paura l'onore.

E così ci allevano da borghesi.
La nostra strada: segnata.
Perché morire in gruppo?
E se invece vivessimo tutti?

Vieni armonia della paura,
vieni terrore delle strade,
spavento nella notte, timore
di acque inquinate. Stampelle

dell'uomo solo. Aiutateci,
lenti poteri del laudano.
Persino la canzone paurosa
si rompe, ha un brivido e tace.

Faremo case di paura,
duri mattoni di paura,
paurosi steli e zampilli,
strade solo calma e paura.

E con ali di prudenza,
con splendori codardi,
raggiungeremo la cima
della nostra cauta ascesa.

La paura, con la sua fisica,
questo produce: carcerieri,
edifici, scrittori,
questa poesia; altre vite.

La paura totalmente ci invada.
I più anziani capiscono.
La paura li ha cristallizzati.
Statue sagge, addio.

Addio, andiamo avanti
indietreggiando con occhi accesi.
I nostri figli così felici...
fedeli eredi della paura,

popolano la città.
E dopo la città, il mondo.
E dopo il mondo, le stelle.

Danzando la danza della paura.

Carlos Drummond de Andrade
da "A rosa do povo"

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