Un vero e proprio successo quello delle catene umane a favore del referendum sul nucleare. Un weekend antinucleare, che da nord a sud ha coinvolto i cittadini italiani riguardo al problema di tornare all'atomo. Organizzata dal Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’, l'iniziativa è stata molto seguita: “Un altro messaggio forte e chiaro contro il nucleare e contro i trucchetti per tappare la bocca agli italiani sabotando il referendum. Gli italiani non abboccano” hanno commentato dal Comitato.
Una voce unanime si è levata contro il nucleare nel nostro paese. I primi a partire sono stati gli agrigentini di Palma di Montechiaro dove dalle 10.30 di sabato è stata realizzata la prima catena umana, mentre l'abbraccio si è virtualmente concluso ieri mattina a Montalto di Castro. Ma analizziamo città per città cosa sarebbe in programma nel caso in cui fossero davvero reali i progetti nucleari, secondo quanto riferisce il Comitato.
- Palma di Montechiaro. La zona è oggetto di studio per la localizzazione di una centrale nucleare, in virtù della disponibilità di acqua e della relativa stabilità sismica della zona.
- Caorso (Piacenza). La centrale nucleare di Caorso, entrata in funzione nel 1978 con 860 MW di potenza, è la più grande e più recente delle centrali nucleari italiane in funzione prima del referendum del 1987. Attualmente ospita ancora 8.700 fusti di rifiuti radioattivi di 1a e 2a categoria. È tra i siti più probabili per la costruzione di una nuova centrale nucleare.
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- Saluggia (Vercelli). Nel comprensorio nucleare di Saluggia hanno sede l'ex impianto di riprocessamento Eurex-SO.G.I.N e il deposito nucleare Avogadro di combustibile irraggiato. In questo sito sono conservate 164 barre di combustibile nucleare provenienti dalle varie centrali Italiane, 230 m3 di scorie liquide e 5 kg di plutonio. Il tutto a breve distanza dalla Dora Baltea e dal Po in piena zona ad elevato rischio di alluvioni (eventualità già verificatasi nel 1994 e nel 2000). Nello stesso sito é stata inoltre da poco autorizzata la costruzione di due nuovi depositi nucleari.
- Monfalcone. Il territorio del comune di Monfalcone è uno dei siti papabili per la realizzazione di un impianto nucleare.
- Scanzano Jonico (Matera). Nel 2003 il Governo Berlusconi ha identificato Scanzano Ionico come luogo per la costruzione del deposito definitivo delle scorie nucleari italiane, con un processo decisionale che non ha visto il coinvolgimento delle autorità locali. La zona in realtà non risulta idonea, per ragioni geologiche, ad ospitare un deposito. Il progetto è stato accantonato in seguito alle forti proteste della popolazione.
- Chioggia (Venezia). Il Veneto è una regione fortemente interessata dai progetti di costruzione di nuove centrali nucleari e dal deposito di rifiuti radioattivi. Chioggia è uno dei comuni di maggiore interesse per il ritorno dell'atomo, insieme a Legnago e la zona del delta del Po.
- Termoli (Campobasso). Tra Termoli e Campomarino, presso la foce del fiume Biferno, è stata individuata una zona potenzialmente adatta ad ospitare una centrale nucleare.
- Foce del fiume Sele (Salerno). Stando a un documento del Cnen (Comitato nazionale per l’energia nucleare) risalente al 1979, l’incrocio di vari parametri di rischio porterebbe ad identificare la Foce del Sele, tra i Comuni di Eboli e Capaccio-Paestum, come uno dei siti considerati idonei ad accogliere una nuova centrale atomica.
- Nardò (Lecce). La costa tra Manduria e Nardò è stata identificata fin dal 1979 come zona idonea ad ospitare un impianto nucleare. Nel 2008 il Comune di Nardò si è dichiarato “territorio denuclearizzato”, come molti altri territori nella regione Puglia.
- Montalto di Castro (Viterbo). Qui era in costruzione la quinta centrale nucleare italiana con due reattori di 982MW di potenza. Il cantiere è stato fermato nel 1988 a seguito del referendum e ai danni riportati nell'alluvione nel 1987. L'impianto è stato poi convertito in unacentrale termoelettrica. Il nuovo programma nucleare italiano potrebbe ripartire dal vecchio progetto di costruire qui due reattori. AMontalto è presente una delle centrali fotovoltaiche più grandi d'Europa.
Un successo sperato e raggiunto quello delle catene. Un serpentone di oltre 2 chilometri e mezzo
ha collegato il centro di Caorso con gli impianti dell’ex centrale.
Simile la situazione anche a Chioggia, dove la catena umana ha colorato
con le bandiere gialle del comitato quasi 4 chilometri di spiaggia. “L’adesione alle catene umane è stata molto buona: un serpentone complessivo di 10 chilometri per chiudere il nucleare italiano”, ha sottolineato il Comitato 'Vota sì per fermare il nucleare'. “Segno
che nonostante la disinformazione e la censura che si è abbattuta sui
referendum, e il tentativo in corso alla Camera di farlo saltare senza
dare l’addio al programma atomico, gli italiani non abboccano”.
E il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, presente a Caorso, ha fatto eco: “Gli
italiani non vogliono il nucleare e la partecipazione alle
manifestazioni di oggi ne è stata l’ennesima, chiara dimostrazione, che
conferma il segnale arrivato dalla Sardegna lunedì scorso. Nella
consultazione sul nucleare in Sardegna,
infatti, il 97% degli elettori si è pronunciato nettamente contro
l’installazione di centrali atomiche nell’isola e contro l’allestimento
di depositi di scorie nucleari. La maggioranza di governo ha paura di
dare la parola ai cittadini, perché sa bene che la maggioranza degli
italiani la pensa come i cittadini sardi”.
“I cittadini faranno sentire la loro voce
contro la censura che cerca di nascondere i referendum agli italiani e
contro i tentativi di sabotare il voto del 12 e 13 giugno”. Parola del Comitato. Nessuna resa all'atomo. Ne sono un'ulteriore dimostrazione i ragazzi di "I pazzi siete voi" sostenuti da Greenpeace rinchiusi dentro casa nelle stesse condizioni estreme di un incidente nucleare in attesa del referendum.
Francesca Mancuso
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