L'ITALIA RAZZISTA - Certi cammini si possono giudicare solo dall'arrivo da quello che rimane per terra una volta che la polvere si posa.
Oggi resta per terra un ragazzo di diciannove anni, la testa spaccata dalla solita mano razzista.
Nulla di strano, ci si abitua a tutto: alle retate, alle aggressioni fasciste, alla criminalizzazione delle vittime, ai migranti affogati e forse anche all'occasionale morto ammazzato.
Anche questa volta, probabilmente la vittima diventerà il colpevole grazie al solerte lavoro di giornalai e pennivendoli.
Eppure, nonostante tutto questo forse in molti resterà il tarlo del dubbio: perché un delitto del genere non nasce dal nulla, perché non è automatico uccidere un ragazzo come una bestia; non c'è nulla di umano in un infamia del genere, è un odio artificiale costruito giorno per giorno, rinfocolato dalla retorica razzista ormai linguaggio egemone del campo del potere.
Forse, in molti, resterà la consapevolezza che la responsbilità della morte di Abdel ricade anche su coloro che, in concordo con la peggior feccia neofascista d' europa, intendono servirsi della paura disseminata a piene mani per dare sfogo al proprio infame sadismo.
Forse in alcuni, un po' meno, resterà la rabbiosa consapevolezza che i discorsi sulla sicurezza urbana, fatti in doppiopetto, le ordinanze contro i lavavetri o contro le prostitute non siano causa di intolleranza ma servano invece a legittimare un razzismo preesistente a destra come a sinistra.
E allora in questo senso, con questa consapevolezza possiamo dire che tutte queste iniziative hanno trovato la loro logica conclusione, anni di razzismo teleindotto hanno prodotto finalmente un risultato.
Un ragazzo in virtù del colore della sua pelle è diventato un fastidioso parassita, come una mosca o un topo: non si viene puniti per l'uccisione di una mosca. Forse proprio questo pensiero ha armato la mano degli assassini.
forse, alla fine, ce l'avete fatta.
Fonte: indymedia lombardia
Oggi resta per terra un ragazzo di diciannove anni, la testa spaccata dalla solita mano razzista.
Nulla di strano, ci si abitua a tutto: alle retate, alle aggressioni fasciste, alla criminalizzazione delle vittime, ai migranti affogati e forse anche all'occasionale morto ammazzato.
Anche questa volta, probabilmente la vittima diventerà il colpevole grazie al solerte lavoro di giornalai e pennivendoli.
Eppure, nonostante tutto questo forse in molti resterà il tarlo del dubbio: perché un delitto del genere non nasce dal nulla, perché non è automatico uccidere un ragazzo come una bestia; non c'è nulla di umano in un infamia del genere, è un odio artificiale costruito giorno per giorno, rinfocolato dalla retorica razzista ormai linguaggio egemone del campo del potere.
Forse, in molti, resterà la consapevolezza che la responsbilità della morte di Abdel ricade anche su coloro che, in concordo con la peggior feccia neofascista d' europa, intendono servirsi della paura disseminata a piene mani per dare sfogo al proprio infame sadismo.
Forse in alcuni, un po' meno, resterà la rabbiosa consapevolezza che i discorsi sulla sicurezza urbana, fatti in doppiopetto, le ordinanze contro i lavavetri o contro le prostitute non siano causa di intolleranza ma servano invece a legittimare un razzismo preesistente a destra come a sinistra.
E allora in questo senso, con questa consapevolezza possiamo dire che tutte queste iniziative hanno trovato la loro logica conclusione, anni di razzismo teleindotto hanno prodotto finalmente un risultato.
Un ragazzo in virtù del colore della sua pelle è diventato un fastidioso parassita, come una mosca o un topo: non si viene puniti per l'uccisione di una mosca. Forse proprio questo pensiero ha armato la mano degli assassini.
forse, alla fine, ce l'avete fatta.
Fonte: indymedia lombardia
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